Gli Usa rafforzano il loro ombrello nucleare per la Corea del Sud contro le crescenti minacce missilistiche e atomiche di Pyongyang, dispiegando nei prossimi mesi un sottomarino atomico per la prima volta dopo 40 anni e aprendo all'invio di bombardieri, ma senza una presenza fissa.

In cambio Seul conferma il proprio impegno a non sviluppare un proprio arsenale nucleare, rispettando il trattato contro la proliferazione firmato nel 1975 ed entra in una sorta di cabina di regia comune ma senza il dito sul bottone: gli Stati Uniti conserveranno infatti il controllo sui target e sull'esecuzione di eventuali strike nucleari.

È quanto prevede in sintesi la Dichiarazione di Washington, sottoscritta alla Casa Bianca da Joe Biden e dal presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol in una visita di stato di sei giorni per celebrare i 70 anni di «un'alleanza di ferro sempre più forte e capace», come ha detto il commander in chief nella cerimonia al South Lawn, prima del bilaterale e della conferenza stampa congiunta.

L'accordo è una ammissione del fallimento della diplomazia per contenere Kim Jong-Un, nonostante il rinnovato impegno di Biden a cercare «serie e sostanziali svolte» per la stabilità nella regione.

Lo conferma anche il suo monito aperto: un attacco nucleare della Corea del Nord causerebbe la fine del regime. E lo stesso Yoon ha avvisato che con Pyongyang «possiamo raggiungere la pace attraverso una forza superiore e schiacciante, non una finta pace basata sulla buona volontà dell'altra parte».

La mossa americana arriva infatti dopo i crescenti timori dell'opinione pubblica sudcoreana, dove ormai il 70% - secondo recenti sondaggi - sostiene l'armamento nucleare, anche per la volatilità della politica americana e i dubbi su un intervento Usa, specialmente nel caso in cui la guerra in Ucraina fosse ancora in corso o di una invasione cinese a Taiwan. 

(Unioneonline)

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