Oscar Pistorius vuole scontare la seconda metà della pena che gli è stata inflitta per l’omicidio della sua fidanzata – Reeva Steenkamp, uccisa all’alba del giorno di San Valentino del 2013nella sua abitazione.

La battaglia dell’atleta paralimpico sudafricano va avanti dall’inizio dell’anno scorso, e i suoi avvocati si sono rivolti a un tribunale puntando il dito contro le autorità carcerarie, ritenute responsabili della mancata convocazione del comitato di esperti: in base alla legge sudafricana, esiste la possibilità della libertà vigilata una volta scontata metà della pena ma, per uscire dal carcere, un comitato deve sentire il giudizio dello psicologo, dell’assistente sociale, dei responsabili di reparto della prigione e, soprattutto, il parere dei genitori della vittima.

Secondo le autorità del carcere di Atteridgeville, per una questione di notifiche, Pistorius non ha diritto ai domiciliari fino al marzo prossimo, quando scadrebbe la metà della condanna finale.

La controversia nasce dal prolungato processo, con due appelli, durato dal 2013 al 2018. L’atleta era stato condannato prima a sei anni per omicidio colposo. Il procuratore generale aveva fatto appello e la sentenza era stata commutata in omicidio intenzionale, con 13 anni e 5 mesi di carcere. Non è mai stato chiarito in maniera definitiva se nel conteggio siano inclusi o meno i 506 giorni trascorsi in cella con la prima condanna.

Secondo l'avvocato dell'ex atleta, Julian Knight, Pistorius è sempre stato un detenuto modello e ha tutti i requisiti per passare l'esame con successo e, a 35 anni, trascorrere la seconda metà della pena tra le mura di casa propria.

(Unioneonline/s.s.)

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