Non serve prorogare la scadenza del 9 luglio sui dazi. Ne è convinto Donald Trump: l'amministrazione Usa «sta inviando lettere» ai circa 200 Paesi colpiti dalle misure.

«Abbiamo fatto un accordo sui dazi con la Cina e con la Gran Bretagna, stiamo lavorando a intese con tutti gli altri».

La corsa al protezionismo innescata da Donald Trump intanto ha già fatto danni prima dell'effettiva entrata in vigore dei dazi. Ma l'impatto vero sulla crescita economica sarà tutt'altra cosa, perché si combinerà con un mix di "vulnerabilità" pre-esistenti che già da sole creano rischi per la stabilità finanziaria e la sostenibilità del debito.

A lanciare l'allarme è il Rapporto economico annuale della Banca dei regolamenti internazionali (Bri), l'istituzione di Basile che serve da raccordo e coordinamento fra le banche centrali del mondo. Con un documento che arriva proprio mentre, se da una parte sembra abbozzarsi una sorta di accordo fra gli Usa e la Cina, dall'altra è rottura fra Washington e il Canada sulla tassazione di Big Tech, in quello che suona come un avvertimento all'Unione europea nelle fasi finali del negoziato con Trump.

L'economia globale - avverte la Bri - «risentirà dell'impatto dell'alta incertezza ancor prima del pieno effetto dei dazi: le imprese - come si vede anche dai dati Istat per l'Italia - stanno ritardando gli investimenti e le famiglie aumentano il risparmio per cautelarsi. Ma la frenata alla crescita deve ancora manifestarsi nei dati: quello che si vede fin d'ora è che "l'alta incertezza e la fiducia in calo di consumatori e imprese segnalano chiaramente un deterioramento in arrivo per l'attività economica", con la crescita attesa in peggioramento significativo "per diversi Paesi».

Una minaccia che, con due teatri di guerra ai margini d'Europa, nell'uscita dalla pandemia e dallo shock inflazionistico da prezzi energetici, non arriva su economie in piena salute. Tutt'altro: lo shock dei dazi piomba su un mondo già alle prese con vulnerabilità pre-esistenti - dal debito record in alcuni Paesi alla frammentazione economica già in atto, fino alle istituzioni finanziarie non bancarie meno regolamentate come hedge fund ed emittenti crypto - che «aggravano i rischi" per la stabilità finanziaria e la sostenibilità del debito. Tutti - governi, istituzioni finanziarie, banche centrali - saranno "fondamentali come forza stabilizzatrice" e dovranno "agire con decisione su più fronti per garantire la stabilità dei prezzi e promuovere una crescita economica sostenibile, preservando al contempo la stabilità economica e finanziaria», dice il direttore generale della Bri Agustín Carstens.

(Unioneonline)

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