I dati non consentono di identificare particolari fattori di rischio (sesso, età) che rendono più probabile il manifestarsi di coaguli di sangue dopo la somministrazione della seconda dose del Vaxzevria (vaccino AstraZeneca).

Lo ha reso noto l'Agenzia europea del farmaco, a conclusione di una ulteriore analisi dei dati, che confermano il parere provvisorio espresso dall'agenzia lo scorso aprile.

"Sebbene le segnalazioni spontanee, se messe in relazione all'esposizione, abbiano suggerito che il rischio può essere maggiore nelle donne e negli adulti più giovani e minore dopo la seconda dose rispetto alla prima dose - si legge in una nota dell'Ema -, i limiti del modo in cui i dati vengono raccolti significano che nessuna di queste differenze potrebbe essere confermata".

Resta la raccomandazione dell'Agenzia di somministrare una seconda dose di Vaxzevria tra le quattro e le dodici settimane dopo la prima. Non ci sono prove che il ritardo della seconda dose abbia alcuna influenza sul rischio di coaguli.

Infine, l'Ema riferisce che non è possibile formulare raccomandazioni definitive sull'utilizzo di un vaccino diverso per la seconda dose. 

(Unioneonlihne/F)

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