La Francia si mobilita contro gli impianti eolici. “La rivolta dei difensori del patrimonio”, è il titolo di apertura del giornale “Le Figaro”. Per aggiungere nel sommario: “Petizioni e ricorsi giudiziari si moltiplicano per tentare di bloccare "l'assalto" delle rinnovabili in prossimità di siti di particolare interesse, sia in terra che in mare”. Il giornale d'Oltralpe nelle pagine 2 e 3 dà voce alle preoccupazioni di associazioni e istituzioni locali. Non è solo la Sardegna a esprimere contrarietà. Il malcontento per una transizione ecologica, che paradossalmente rischia di produrre effetti contrari rispetto a quelli sperati, attraversa anche l'Esagono dove è prevista la realizzazione di 2650 infrastrutture per sfruttare l’energia del vento soprattutto nel nord del Paese.

Pericoli

Tanti rischi in Francia: impianti eolici che lambiscono castelli sin qui mai in pericolo e paesaggi incantati. «Sono in pericolo- sottolineano le associazioni nate spontaneamente per difendere i territori dall’attacco “eolico” – siti tutelati dall’Unesco,  monumenti celebrati da poeti e scrittori, e aree naturali di grande valore». La minaccia è rappresentata da pale di oltre 200 metri che potrebbero compromettere per sempre anche l’orizzonte marino della Normandia nei luoghi degli sbarchi delle forze alleate nella seconda guerra mondiale (“si tratta – viene ribadito- della profanazione di cimiteri marini”). 

Aree agricole

Cittadini e associazioni si interrogano anche sull’impatto dell’inquinamento elettromagnetico generato dalle componenti degli impianti eolici. Nelle aree del nord, con una forte vocazione agricola, viene manifestata preoccupazione per gli effetti sulla salute degli animali. «Ogni volta che un parco eolico viene installato in prossimità di un’azienda zootecnica, la salute degli animali è compromessa con inevitabili ripercussioni sullo sviluppo economico dei territori», sostiene la senatrice della Normandia Kristina Pluchet sulla base di studi condotti in questi anni. Fabien Bouglé, esperto di politiche energetiche, con amarezza, sottolinea che «si vuole trasformare i nostri agricoltori in produttori di energia elettrica attraverso la pale installate nelle loro terre».

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