Il conflitto in Siria è appena entrato nel suo ottavo anno, mentre pesanti scontri sono in corso sia nella regione di Afrin sia nell'enclave ribelle della Ghouta orientale, vicino a Damasco.

E proprio qui, sulla linea del fronte, è comparso tra i soldati il presidente Bashar al Assad, nel suo primo viaggio da anni nella regione. Ne ha dato notizia il suo ufficio su Twitter, pubblicando fotografie che lo ritraggono tra gli "eroi dell'esercito arabo siriano" e vicino ai carri armati, mentre i militari scattano selfie e la popolazione accorre per baciarlo e stringergli la mano.

Intanto da poche ore la bandiera della Turchia sventola sulla città siriana di Afrin: dopo un assedio di quasi due mesi, le truppe di Ankara e i ribelli loro alleati sono entrati nella città e hanno cacciato le milizie curde delle Unità di protezione del popolo (Ypg), che Ankara considera terroriste al pari del Pkk e dell'Isis.

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che "un gran numero" di combattenti turchi ha "lasciato la città con le proprie gambe" e che l'operazione può spostarsi ora in altre aree controllate dai curdi nel nord della Siria.

Intanto le autorità curde hanno promesso di riprendere Afrin: "Resistenza, continueremo sino a quando ogni centimetro di Afrin sarà liberato", "le nostre forze diventeranno un incubo" per i turchi. Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, oltre 280 civili, 1.500 combattenti curdi e 300 miliziani pro-Ankara sono stati uccisi dall'inizio della campagna il 20 gennaio.

(Unioneonline/D)

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