Il presunto broker del narcotraffico internazionale Andrea Deiana, latitante da un anno e mezzo, è stato arrestato in Messico. Il 42enne, che era anche titolare di una galleria d'arte ad Amsterdam e che nelle chat criptate usava il nickname “Banksy”, è finito in manette nell’ambito delle indagini della Squadra mobile di Milano e del pm Silvia Bonardi, che avevano già portato a 31 misure cautelari il 13 maggio del 2022, quando il presunto narcotrafficante si era reso irreperibile.

Deiana, spiega la Procura guidata da Marcello Viola, «aveva investito parte dei proventi dell'attività illecita nell'acquisto di una litografia autografata proprio dal famoso streetartist britannico». L'opera, «tra le più note dello streetpainter, “The Flower Thrower”, il lanciatore di fiori, il cui murale come noto si trova a Gerusalemme sul muro che separa Israele dalla Palestina», era stata «assicurata per una cifra pari a 2 milioni di euro». Recuperata e sequestrata dagli investigatori, «era stata affidata dal latitante a un gallerista di Milano al fine di monetizzarne il valore economico e così di sostenere i costi della latitanza». Ossia l'aveva venduta per poco meno di due milioni di euro.

Il 13 maggio 2022, nell'inchiesta della Dda con al centro l'accusa di associazione finalizzata al traffico internazionale di droga, erano state «eseguite perquisizioni e misure cautelari nei confronti di 31 persone, la gran parte dei quali ritenute appartenenti ad un'associazione per delinquere strutturata a più livelli e con ramificazioni su gran parte del territorio nazionale, europeo ed intercontinentale». Nel 2019 erano state arrestate in flagranza 24 persone e sequestrati 36 kg di cocaina, 87 kg di hashish, 32 kg di ketamina, 9 kg di marijuana, oltre a 244mila euro in contanti. Con le sentenze di primo grado sono state inflitte condanne per un totale di 150 anni di reclusione. Deiana, al vertice del gruppo, si era trasferito in Messico all'indomani del blitz.

(Unioneonline/s.s.)

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