L'Amazzonia brasiliana è sull'orlo di una catastrofe umanitaria.

Il grido d'allarme è stato lanciato dal sindaco di Manaus, Arthur Virgilio Neto, che, in lacrime, ha invocato l'aiuto del governo federale e dei Paesi più ricchi del mondo per frenare l'epidemia di coronavirus che sta falcidiando la popolazione con un tasso di contagi e di morti al di sopra della media nazionale.

L'emergenza ha già costretto le autorità di Manaus a scavare fosse comuni nei cimiteri.

"Siamo al collasso, abbiamo bisogno di medici, infermieri e apparecchiature per la terapia intensiva. Le strutture sanitarie sono stracolme ed i medici devono scegliere chi curare in base all'età dei pazienti, siamo alla barbarie", ha denunciato il primo cittadino, che ha fatto arrivare nella capitale due container refrigerati per sistemare i cadaveri in attesa della sepoltura in fosse comuni scavate in tutta fretta nel cimitero di Nossa Senhora Aparecida.

Il numero delle sepolture è aumentato del 50 per cento rispetto alla media registrata prima dell'epidemia.

I decessi ufficiali a Manaus sono 193, con oltre 2mila contagiati. Ma i numeri sono molto sottostimati.

Il sindaco Virgilio ha ottenuto un incontro con il vice presidente brasiliano, Hamilton Mourao, per chiedere aiuti urgenti. "Non stiamo più vivendo un'emergenza sanitaria ma una calamità naturale", ha detto Virgilio, che ha anche annunciato una campagna di sensibilizzazione rivolta al G7 e a tutti i Paesi del mondo chiamata 'L'Amazzonia chiede aiuto'. "Noi aiutiamo il mondo proteggendo le nostre foreste, adesso per favore ricordatevi di noi e aiutateci", ha detto.

(Unioneonline/v.l.)
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