È ancora ferma in mezzo al mare, con il suo carico di migranti, la Alan Kurdi. L'imbarcazione della Sea Eye - che otto giorni fa ha salvato 13 persone in fuga dalla Tunisia - ha lanciato un appello a Malta affinché avvenga lo sbarco.

Tra giovedì e venerdì quattro minorenni e un maggiorenne sono stati fatti scendere per problemi di salute e uno di loro, un 15enne, ha tentato di scavalcare le reti di sicurezza per gettarsi in mare.

E si moltiplicano le richieste per l'autorizzazione a concedere un porto d'attracco.

Il problema - spiegano dall'ong - è che Malta non ritiene il nostro un caso Sar (di ricerca e salvataggio, ndr)". "La Tunisia, così come tutti gli altri stati del Maghreb non sono considerati posti sicuri - dice il capitano della Alan Kurdi, Klaus Merkle -. Non ci sono casi negli ultimi anni in cui una barca abbia fatto scendere persone salvate in mare in un porto tunisino contro la loro volontà. Questo sarebbe contrario alle leggi internazionali".

Mentre dall'Italia arriva la voce di Matteo Orfini (Pd): "Il nuovo governo revochi il divieto di ingresso in porto - scrive su Twitter -, discontinuità significa via le politiche di Salvini".

(Unioneonline/s.s.)
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