"Ho agito secondo le mie prerogative, informando chi di dovere, tra cui il presidente del consiglio e il capo di Stato maggiore della Difesa"".

Lo ha affermato il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, in un'intervista al "Corriere della Sera", in cui ha preso posizione sulle polemiche nate dall'annuncio del ritiro dei militari italiani dall'Afghanistan, di cui la Farnesina ha detto di non essere a conoscenza.

Ha poi spiegato che i tempi del ritiro "sono tecnici e competono al Comando interforze".

Sul fatto che il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, abbia detto di non essere stato informato, ha dichiarato: "Se chiedo al Comando operativo interforze di valutare l'avvio di una pianificazione per il ritiro non credo di dover informare il ministro Moavero perché rientra nelle mie prerogative. Del resto parliamo di una pianificazione tecnica; un'attività che i militari svolgono continuamente per farsi trovare sempre pronti".

Sugli altri motivi che spingono l'Italia a lasciare il Paese mediorientale il ministro ha aggiunto: "Ci sono priorità strategiche nazionali. Altri partner Ue hanno cambiato la loro prospettive, come Spagna e Francia, quest'ultima si è addirittura ritirata dall'Afghanistan alla fine del 2014 ma mantiene una presenza importante in Africa. Non vedo perché l'Italia non ne possa discutere considerando che oggi il nostro principale interesse si focalizza, come è normale che sia, proprio in Africa e nel Mediterraneo".

La decisione della pianificazione per il ritiro è arrivata "alla luce delle notizie che giungono da Oltreoceano. D'altronde sarebbe stato irresponsabile non farlo".

Il riferimento è all'accordo tra gli Stati Uniti e i talebani e all'annuncio da parte di Washington di un ritiro graduale delle truppe Usa.

Sono circa 900 i militari italiani di stanza in Afghanistan, con una presenza rilevante soprattutto nella città di Herat.

"Siamo lì da 17 anni, abbiamo avuto 54 morti, speso quasi 7 miliardi di euro, il nostro contributo è stato notevole ma ora c'è una evoluzione in corso, si va verso una intesa, che mi auguro arriverà, e noi come Paese ne prendiamo atto", ha dichiarato ancora Trenta.

Infine, in merito al futuro delle altre missioni dei militari italiani ha sottolineato che "sarà il Parlamento, nel rispetto della sua centralità, a dover decidere. Ciononostante da parte mia, a nome del governo, c'è chiaramente un indirizzo politico, che abbiamo già indicato nel precedente decreto missioni e che sarà evidente nel prossimo decreto. Mi riferisco ad esempio alla nuova missione Niger, che per noi è fondamentale perché rivolta al controllo dei flussi migratori verso l'Italia".

(Unioneonline/F)
© Riproduzione riservata