Esattamente un anno fa l'Italia piombava nell'incubo coronavirus.

Il 30 gennaio 2020, quando gli occhi del mondo erano puntati con apprensione sull'epidemia che si era sviluppata al mercato di Wuhan, in Cina orientale, le agenzie batterono la tanto temuta notizia: "Il Covid-19 è arrivato in Italia".

A risultare positiva fu una coppia di turisti proveniente proprio dalla Cina, ricoverata all'ospedale Spallanzani di Roma.

Il governo prese subito misure drastiche: stop ai voli per Pechino e proclamazione dello stato d'emergenza. Ma il virus viaggiava già su altri binari, pronto a diffondersi a macchia d'olio.

Il 21 febbraio venne individuato il primo, presunto, "paziente zero", un 38enne di Codogno. E arrivò la prima zona rossa, in tutto il Lodigiano.

Ma i contagi iniziarono ad essere inarrestabili. E così le vittime, destinate ad aumentare

Numeri sempre più preoccupanti, snocciolati ogni giorno alle 18 in punto dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli.

Tra l'8 e il 9 marzo il premier Giuseppe Conte annunciò il primo, rigido, lockdown, con il divieto di spostarsi, di uscire di casa, di riunirsi, di vedere gli amici.

Neanche una settimana dopo anche la Sardegna venne colpita al cuore, con la conferma della prima vittima, Carlo Tivinio, barista di Cagliari, ucciso dal virus a soli 40 anni.

Il 18 marzo le televisioni di tutta Italia e tutti il mondo trasmisero immagini che nessuno potrà mai scordare, quelle dei camion dell'Esercito che trasportano via da Bergamo le bare dei morti per Covid, destinate ad essere portate altrove per la saturazione delle camere mortuarie della città, al centro della provincia più funestata dall'epidemia nella prima ondata.

Dopo mesi durissimi, a maggio, un primo raggio di sole nelle tenebre, con la situazione in miglioramento e le prime riaperture.

Un allentamento delle restrizioni che, però, costerà caro. A settembre, dopo un'estate, dopo i viaggi e le serate in discoteca e le polemiche, anche nell'Isola, per i mancati provvedimenti, i numeri del Covid tornano a salire, come tornano a salire i ricoveri e le vittime.

Il governo elebora allora un nuovo piano, basato su restrizioni "a semaforo", con cui si convive anche oggi.

Ma con una speranza nel cuore: quella rappresentata dai vaccini, completati a tempo di record nei mesi più duri del 2020.

Le somministrazioni sono state avviate a fine dicembre, a medici e personale sanitario. Poi toccherà agli anziani. Gli esperti confidano di poter immunizzare tutta - o quasi la popolazione - entro la fine dell'anno.

Nell'attesa, tra mascherine e distanziamento, restrizioni, polemiche, crisi galoppante e ristori sempre insufficienti, gli italiani continuano a resistere, sperando di poter dire un giorno, speriamo non troppo lontano: il maledetto virus è stato finalmente sconfitto.

(Unioneonline/l.f.)
© Riproduzione riservata