Eutanasia legale, la voce dei cittadini arriva in Senato: depositate 74mila firme
Per avere il diritto di scegliere come congedarsi dalla vita, quando ogni altra possibilità è stata spentaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
C’è un’Italia che firma – in silenzio- , che non si rassegna al fatto che la morte, quando arriva, possa essere solo una condanna.
In appena quattordici giorni, quasi 74.000 italiani hanno dato forma a una richiesta che nasce dal dolore più profondo e dalla lucidità più coraggiosa: quella che chiede il diritto di scegliere come congedarsi dalla vita, quando ogni altra possibilità è stata spenta.
Oggi, davanti al Senato della Repubblica, quella domanda è diventata una proposta di legge. Le firme raccolte, 73.994 in tutto, sono la traccia concreta di un’urgenza collettiva, l’eco di migliaia di storie, di famiglie, di malati, di persone che non vogliono più vivere il fine vita come un tempo sospeso tra la sofferenza e il limbo legislativo.
La proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta dalla campagna Eutanasia Legale, chiede dunque che chi si trova a convivere con una malattia irreversibile, con sofferenze fisiche o psichiche insopportabili e con la piena capacità di intendere e volere, possa accedere – nei tempi certi di 30 giorni – a una procedura di aiuto medico alla morte volontaria, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale. Chiede dunque solo la tutela di un diritto, nel rispetto di chi sceglie e di chi accompagna.
Una proposta che, sì nasce fuori dai palazzi, ma non contro. Nasce nelle piazze, nei mercati, nei bar di provincia e nelle università, dove centinaia di volontari hanno raccolto firme e ascoltato la voce delle italiane e degli italiani che attraverso la loro semplice firma hanno voluto dire la loro.
È un’iniziativa che unisce generazioni e provenienze diverse, che parla anche a chi è credente e a chi non lo è, perché riguarda l’idea stessa di libertà individuale e di compassione sociale.
Inoltre arriva in un momento in cui il Parlamento discute una legge governativa che, secondo i promotori, rischia di svuotare di senso il diritto stabilito dalla Corte costituzionale con la sentenza 242 del 2019. «Una legge-trappola», la definiscono, perché mantiene vincoli e ostacoli che rendono quasi impossibile accedere all’eutanasia legale.