Si è fermata dopo una settimana vicino a Lipsia la fuga di Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, sua coetanea. 

Il giovane, a quanto si apprende, è stato bloccato sabato sera dopo le 22, mentre era in auto sull’autostrada A9, all’altezza della cittadina di Bud Durremberg. Era rimasto senza benzina e non aveva soldi per fare nuovamente rifornimento: così ha accostato sulla corsia d’emergenza, e alcuni automobilisti hanno segnalato la presenza del veicolo con l’illuminazione spenta.

Quando è stato controllato dalla polizia tedesca «si è avvicinato agli agenti e si è lasciato arrestare senza opporre resistenza». Ai poliziotti è apparso «stanco e rassegnato», come se fosse desideroso di consegnarsi, hanno comunicato le autorità tedesche a quelle italiane.

I poliziotti, prima di avvicinarlo, hanno fatto un controllo sulla targa e scoperto che quell’auto – la Punto nera – era segnalata nel circuito della cooperazione internazionale. Secondo quanto ricostruito sinora, l’auto di Turetta stava percorrendo l’autostrada in direzione sud e non verso nord, come avrebbe dovuto essere se la Punto proveniva dall’Italia. Per questo la polizia tedesca sta compiendo una serie di accertamenti attraverso le telecamere per vedere se il passaggio dell'auto sia stato fotografato nella zona di Berlino o comunque nel nord della Germania. 

IL DELITTO

Il corpo di Giulia Cecchettin è stato trovato sabato in un canalone vicino al lago Barcis, in Friuli, poche ore prima dell’arresto di Turetta. Stando ai primi esami autoptici non approfonditi, Giulia era già morta prima di finire nella scarpata. Uccisa con coltellate alla testa e al collo inferte con grande violenza.

Filippo Turetta non ha lanciato o lasciato cadere il corpo di Giulia dalla strada, ma lo ha portato in braccio giù lungo il dirupo e lo ha deposto sotto una grande roccia. Infine, lo ha coperto con alcuni sacchi neri che sono stati trovati nei pressi.

Tra i reperti raccolti nella zona industriale di Fossò, in provincia di Venezia, dove Filippo Turetta ha ucciso Cecchettin c'è anche un coltello spezzato. L’arma era stata trovata subito dagli investigatori, nella prima fase delle indagini, ma del fatto si è appreso solo oggi.

I SOLDI INSANGUINATI

In mano ai carabinieri di Venezia che stavano cercando Turetta c’era un video ripreso in una stazione di servizio a Cortina. Risale appunto a domenica mattina: si vede Filippo che riempie il serbatoio. Paga in contanti e poi riparte. Qualche giorno dopo il titolare dell’impianto ha aperto la cassa e si è accorto che una banconota da 20 euro presentava macchie simili a sangue. L’uomo ha chiamato polizia e carabinieri di Belluno che hanno acquisito sia le immagini della videosorveglianza che le banconote, ora nelle mani degli investigatori di Venezia. Gli accertamenti dovranno stabilire se quello sul denaro sia il sangue di Giulia.

L’ESTRADIZIONE IN 15 GIORNI

Domenica sera il giudice del tribunale distrettuale di Halle and der Saale ha confermato la custodia cautelare di Filippo Turetta, che è stato portato in un penitenziario nella città di Halle, ha reso noto la polizia.

«Ho parlato oggi con l'avvocato di Filippo in Germania. Mi ha raccontato che durante l'udienza di convalida è stato dato il consenso da parte di Filippo all'estradizione, quindi la procedura dovrebbe avere un'accelerazione rispetto al fatto che non lo avesse dato, quanto meno relativa. Ci vorranno circa una quindicina di giorni perché Filippo arrivi qui in Italia», ha confermato a LaPresse l'avvocato Emanuele Compagno, il legale del 22enne accusato di aver ucciso Giulia Cecchettin.

(Unioneonline/L)

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