E’ fallito, almeno per il momento, il blitz delle Regioni – Sardegna compresa – per cambiare le regole sulla gestione dei casi Covid, eliminando dal conteggio coloro che vengono ricoverati per altri motivi e risultano positivi al tampone.

I governatori spingevano da tempo su questo escamotage per abbassare le percentuali di occupazione dei reparti Covid e scongiurare il cambio di fascia. Da lunedì, a proposito, la Valle d’Aosta diventa la prima Regione arancione di questa quarta ondata, mente la Campania si va ad aggiungere alle altre 14 Regioni in giallo.

"Non c'è alcun atto formale" di modifica dei parametri, dice il ministero della Salute ricordando che già l'Istituto superiore di sanità ha dato parere contrario. Un no al quale si aggiunge quello del Comitato tecnico scientifico e dell'ordine dei medici.

Ad aprire il nuovo fronte di tensione tra il governo e le regioni è una bozza sulla quale sta lavorando la commissione sanità della Conferenza Stato-Regioni: "Il paziente ricoverato per cause diverse che risulti positivo a test per Sars-CoV2 ma asintomatico, qualora sia assegnato in isolamento al reparto di afferenza della patologia per la quale si rende necessario il ricovero, pur essendo tracciato come 'caso', non sarà conteggiato tra i ricoveri dell'area medica Covid". Il dato dovrà essere comunicato all'Iss e riportato nel bollettino in un nuovo campo denominato "numero pazienti Covid ricoverati per cause diverse”, chiedono le Regioni da giorni.

Ma al momento nulla cambierà, conferma Speranza che poi rbadisce come il dialogo con le Regioni “è sempre aperto”

C'è poi da considerare che l'Italia si trova ancora in una "situazione epidemica acuta" fa notare il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro ricordando tra l'altro che i servizi sanitari delle Regioni stanno avendo "difficoltà" nell'inviare i dati a Roma e questo provoca sia una "instabilità delle stime" sia una "difficoltà nella classificazione del rischio".

Il no arriva anche dal Cts e dai medici impegnati in prima linea. Il bollettino, dicono fonti del Comitato al termine della consueta riunione settimanale, deve rimanere invariato poiché il conteggio degli asintomatici consente di monitorare l'andamento della pandemia ed identificare le varianti. Un'eventuale modifica "non funziona" aggiunge il presidente della Fnomceo Filippo Anelli, "servono misure di controllo dell'epidemia e non operazioni di maquillage".

Uno stop netto arriva anche dal Gimbe che definisce quella delle regioni una proposta "inadeguata e rischiosa, che serve solo ad evitare restrizioni".

LE REGIONI – Secondo l’assessore sardo Mario Nieddu si tratta di una proposta "del tutto ragionevole: cioè, se capita di fratturarsi e di finire in ortopedia, poi si risulta positivi al tampone cui vengono periodicamente sottoposti i ricoverati, ma si resta nello stesso reparto, è sacrosanto che quel posto non sia computato come posto letto Covid".

E i governatori insistono compatti. Secondo quello della Lombardia Attilio Fontana la modifica "è assolutamente fondamentale" mentre il presidente della Calabria Roberto Occhiuto parla di scelta "logicamente condivisibile". Si dicono pronte alle modifiche anche l'Emilia Romagna, la Puglia e l'Umbria, così come il Veneto.

I DATI – Circa un terzo dei pazienti positivi al coronavirus entra in ospedale per altri motivi, ma quasi sempre va a finire nei reparti Covid proprio perché è contagiato. E’ il caso delle donne in gravidanza positive, che rappresentano la percentuale maggiore di questa fattispecie di ricoverati che figura nel bollettino quotidiano.

Pazienti che “una volta entrati in ospedale richiedono una doppia linea di assistenza, poiché non possono essere seguiti in un reparto non Covid ma al contempo hanno bisogno degli specialisti che curano la loro malattia. Stiamo parlando del 34% dei ricoverati positivi e non malati di Covid, questo comporta una notevole pressione sulle aziende ospedaliere in termini di risorse: la necessità di personale è duplicata", sottolinea il presidente Fiaso Giovanni Migliore.

Fa l’esempio delle donne in gravidanza: “Ostetrici, infermieri e ginecologi che una volta vestiti con i dispositivi di protezione non possono certo andare nei reparti non Covid".

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata