È stato dimesso Nicolò Maja, il 23enne di Samarate (Varese) unico superstite della strage compiuta dal padre Alessandro che il 4 maggio scorso ha ammazzato la moglie 54enne Stefania Pivetta e la figlia 16enne Giulia.

Il giovane era stato gravemente ferito: inizialmente in coma, si è svegliato alla fine di maggio e nei tre mesi successivi le sue condizioni sono lentamente migliorate. Ieri è uscito dall’ospedale ed è potuto tornare dai nonni materni, a Cassano Magnago (Varese). 

"Il cammino è ancora lungo, ma ha avuto una ripresa davvero strepitosa – ha confermato il suo avvocato, Stefano Bettinelli – ha ripreso tutte le facoltà cognitive, mentre per il resto ci vorrà una lunga riabilitazione, un intervento chirurgico da fare, ma gli auguro di tornare ad una vita piena e che possa superare il dramma che ha vissuto".

Nicolò aveva ottenuto da poco il brevetto di volo: il suo sogno era fare il pilota.

IL DELITTO – Il padre, di 57 anni, nella notte tra il 3 e il 4 maggio scorsi ha impugnato un martello e ha ammazzato moglie e figlia che dormivano, poi ferito Nicolò che, risvegliato dalle grida o dai rumori, ha evitato il colpo mortale. Maja, prima piantonato in un reparto di psichiatria e ora in carcere, ha infine tentato di uccidersi dandosi fuoco, senza riuscirci.

Una settimana dopo, reo confesso, al gip di Busto Arsizio Piera Bossi ha cercato di spiegare gli omicidi con "l'ossessione per i debiti. Mi sentivo un fallito - aveva sostenuto -, responsabile di non poter garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia in futuro, ma non so perché ho agito così". 

(Unioneonline/D)

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