C’è chi vieta di cantare “Bella ciao” e chi vieta persino le celebrazioni per il 25 aprile, giorno in cui ricorre l’80esimo anniversario della Liberazione.

Qualcuno ha preso troppo alla lettera l’invito del governo alla “sobrietà” per via del lutto nazionale di cinque giorni dovuto alla morte di Papa Francesco.

Due Comuni bresciani della Vallecamonica, entrambi a guida centrodestra, le hanno del tutto annullate: Ono San Pietro e Cividate Camuno, in quest’ultimo il sindaco Alessandro Francesetti (FdI) ha deciso di organizzarle per sabato 26 aprile e ha comunque annullato l’appuntamento.

A Genazzano (Roma), il sindaco Alessandro Cefaro – lista civica – ha vietato il corteo in nome della “sobrietà”. 

Giovanni Ghilardi, sindaco di centrodesttra di Cinisello Balsamo (Milano) ha cancellato i comizi, vietato le bandiere e l’intervento delle associazioni partigiane.

Divieti anche a Domodossola, simbolo della Resistenza. Celebrazioni modificate «nel rispetto del lutto nazionale», cancellati corteo, sfilata e presenza del corpo musicale.

Divieti anche a Leno (Brescia), guidata dal Pd, in cui restano solo le celebrazioni del mattino, «dimezzate» e in tono minore.

Ma il provvedimento più curioso arriva da Romano di Lombardia, nel Bergamasco, dove è stato vietato il “Bella ciao”. Lo riporta il Corriere della sera, spiegando che una nota firmata dal presidente del consiglio comunale, il leghista Paolo Patelli, prescrive di non effettuare “brani musicali, inni e canti ad eccezione del Silenzio e dell'Attenti” nelle prime tappe della sfilata.

E l’Anpi spiega, «si potrà impedire alla banda di suonare Bella ciao, ma non ai cittadini di cantarla».

(Unioneonline)

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