Proseguono le indagini sulla morte di Loredana Stupazzoni, la ex bidella fatta a pezzi dalla figlia Giulia Stanganini, 37 anni, nel quartiere Marassi di Genova.

La 37enne continua a ripetere di aver trovato la madre morta suicida in cucina, poi di averla stesa sul letto e dopo due giorni aver fatto a pezzi il corpo chiudendolo in buste di plastica.

Una parte dei resti, ha raccontato agli investigatori della squadra mobile, l'ha gettata nella spazzatura in strada insieme al coltello, altre parti le ha sigillate e conservate nel freezer.

Arrestata per distruzione di cadavere, gli inquirenti indagano per omicidio volontario.

IL NIPOTINO MORTO - I rapporti tra le due, stando a quanto emerso dai racconti, erano molto conflittuali soprattutto dopo la morte del figlio di tre anni e mezzo della 37enne.

Il bambino, lo scorso novembre, era morto per un arresto cardiocircolatorio dovuto a una crisi respiratoria.

La madre, che porta un apparecchio acustico, forse non aveva capito che il bimbo stava male perché aveva il dispositivo spento. Per questo la nonna non si capacitava di quel lutto e accusava la figlia della tragedia.

L'AUTOPSIA - Dalle prime analisi, però, risulterebbe che la versione del suicidio sia vera. Dall'autopsia eseguita dal medico legale Francesco Ventura, insieme al collega Marco Salvi, nominato come consulente della difesa, sarebbero emersi sul collo segni compatibili con una impiccagione. Segni, dunque, che avvalorerebbero la versione della giovane.

Lunedì è previsto l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Riccardo Ghio. L'avvocato Chiara Mariani chiederà una perizia psichiatrica con ogni probabilità. La Stanganini intanto si trova in isolamento, come previsto per le procedure sanitarie anti-coronavirus, nel carcere femminile di Pontedecimo.

(Unioneonline/D)
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