Restano in carcere Luca Da Ros, Francesco Baj e Simone Tira, i tre ultrà dell'Inter arrestati per gli scontri avvenuti a Milano prima della partita tra il club nerazzurro e il Napoli del 26 dicembre, durante i quali è morto il 39enne Daniele Belardinelli e sono stati accoltellati quattro tifosi partenopei.

Per loro il giudice per le indagini preliminari Guido Salvini, che ieri li ha interrogato a San Vittore, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Secondo il gip, i fatti accaduti vicino a San Siro "non sono un 'normale' scontro tra gruppi di tifosi durante una partita o subito dopo di essa nei pressi dello stadio. Né alla loro origine vi è il comportamento di un singolo o di poche persone, che pur può avere conseguenze letali, ma sempre resta l'azione di pochi e singoli 'tifosi'", ma "costituiscono un'azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza dallo Stadio Meazza tendendo un agguato ai tifosi della squadra opposta".

Gli scontri sono stati espressione "tra le più brutali di una 'sottocultura sportiva di banda' che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche", ha fatto sapere ancora Salvini.

La decisione di convalidare l'arresto dei tre tifosi è legata al fatto che "è altamente probabile che gli indagati, organicamente inseriti nell'ambiente Ultras ove non sottoposti a misure potrebbero concorrere alla dispersione di elementi probatori indispensabili per lo sviluppo delle indagini, e al condizionamento dell'acquisizione di ulteriori prove dichiarative utili alla ricostruzione dei fatti e all'individuazione degli altri responsabili", scrive ancora il gip.

"Vi è il concreto ed attuale pericolo, per le specifiche modalità e circostanze del fatto, nonché per la personalità degli arrestati - come emerge dalla dinamica dei fatti - che gli stessi possano commettere altri delitti della stessa specie di quello per cui si procede", conclude Salvini.

IL PAPA' DI BELARDINELLI: "IL GUIDATORE SI COSTITUISCA" - Nel pomeriggio ha parlato Vincenzo Belardinelli, padre di Daniele, investito da un suv in via Novara durante gli scontri.

"Chi era alla guida si costituisca, lo faccia per noi e per l'uomo che ha ucciso, mio figlio", ha detto, "non aspetti che la polizia lo trovi, perché tanto lo troverà, sono sicuro".

L'uomo chiede di conoscere la verità: "Voci dicono che l'auto sia uscita fuori strada, altri dicono che sia stato investito di proposito, noi non le ascoltiamo, ma vogliamo sapere cosa sia successo", ha dichiarato.

Vincenzo Belardinelli ha concluso definendo il figlio una persona "giudiziosa", che "non avrebbe mai fatto male a nessuno".

(Unioneonline/F)

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