"Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere" asseriva il filosofo e scrittore greco Plutarco. Parole che suonano come ossigeno in una società che dovrebbe puntare al progresso, anche se purtroppo non sempre è così.

La cronaca del nostro Paese ci insegna che ogni giorno esistono dei mostri che macchiano indelebilmente il corpo e l’anima di innocenti. Adulti grandi e forti che esercitano coercizione fisica e psicologica contro anime bianche e fragili. Storie in cui gli occhi innocenti dei bambini, che guardano il cielo scrutando l’orizzonte come punte di diamante sospese nel vuoto, impreziosite dalla luce cristallina della fragilità e del tempo, attendono il tramonto oltre le vertiginose dune della conoscenza.

Un orizzonte che improvvisamente si tinge di rosso, di paura e di quel buio che cancella ogni fiducia verso quel mondo adulto che avrebbe dovuto arricchire le anime di conoscenza, ma che invece si è rivelato come un rovo di spine.

La storia di cui vi stiamo per parlare è avvenuta in una cittadina della provincia di Trapani. Ometteremo i nomi e altri dati sensibili nel rispetto e per la tutela delle persone coinvolte.

Un uomo di circa 45 anni è stato processato per il reato di adescamento nei confronti di una minorenne. Il Tribunale lo ha condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione e al pagamento di 10.000 euro in favore della vittima, oltre alle spese processuali. L’uomo era un amico di famiglia, una persona di fiducia che frequentava quella casa. Quella casa la conosceva bene, sicuramente avrà preso il caffè con la famiglia tra una goliardica risata e qualche biscottino d’accompagnamento oppure avrà pranzato o cenato tra quelle mura piene di fotografie e ricordi sempre vivi.

Un giorno i genitori scoprono che l’uomo aveva inviato dei messaggi compromettenti alla ragazzina; richieste esplicite attraverso le quali manifestava il proprio interesse e cercava in tutti i modi di ottenere i favori.

Una scoperta allarmante che destabilizza la famiglia, che prontamente denuncia l’uomo ai carabinieri. I genitori si sono costituiti parte civile nel procedimento e sono stati assistiti dall’avvocato Giovanni Gaudino.

Angelo Barraco
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