Sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Siena tre fantini e un veterinario.

L'accusa nei loro confronti va dal maltrattamento di animali, doping e falso ideologico all'esercizio abusivo della professione veterinaria nell'ambito di alcune gare ippiche, tra cui il famoso Palio.

Tra gli indagati c'è anche il fantino sardo Sebastiano Murtas, coinvolto nell'inchiesta insieme ai colleghi Luigi Bruschelli (detto Trecciolino) ed Enrico Bruschelli.

"Per quanto mi riguarda - spiega Murtas a L'Unione Sarda - l'accusa a mio carico è solo di falso ideologico".

Il giudice ha respinto le obiezioni sollevate dalla difesa e fissato al 23 novembre la data di inizio del processo.

Secondo l'accusa, alcuni degli imputati avrebbero sostituito i microchip a dei cavalli per fingere che fossero dei mezzosangue, aggirando dunque il regolamento relativo all'iscrizione degli animali all'albo comunale, necessaria per la partecipazione al Palio di Siena.

Per la procura i fantini e il medico avrebbero inoltre somministrato ad alcuni animali un cocktail di farmaci antinfiammatori e antidolorifici, per mantenere i livelli del sangue inferiori alla soglia di rilevanza.

I fatti risalgono al 2015.

I cavalli oggetto di maltrattamenti non hanno effettivamente mai partecipato alla gara.

"Le ipotesi di reato di cui sono accusati gli imputati sono gravi e gettano fosche ombre sull'uso dei cavalli in gare ippiche, che il processo potrà accertare", si legge in una nota della Lav, che si costituirà parte civile.

"Questo processo potrà dimostrare che i cavalli non sono macchine da corsa, ma esseri viventi incompatibili con la vita ed attività di un palio. Siamo fiduciosi nella giustizia e, in attesa che il processo accerti ogni eventuale profilo di colpevolezza, riteniamo che per la città di Siena, sede del Palio più noto d'Italia, sarebbe deprecabile non fermare la gara del 15 agosto, in attesa di fare piena luce in questa vicenda giudiziaria che ha come vittime i cavalli", conclude il documento.

(Redazione Online/F)

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