"Noi siamo Luca. Giustizia per Luca Varani". Con queste parole, scritte in nero su uno striscione bianco, genitori e amici del 23enne torturato e ucciso il 4 marzo 2016 in un appartamento di Centocelle, nella periferia est di Roma, hanno manifestato davanti al tribunale capitolino.

L'udienza del processo a Marco Prato, uno dei due imputati per l'omicidio, è stata rinviata per lo sciopero degli avvocati penalisti.

Prato deve rispondere del reato di omicidio volontario aggravato, così come l'amico Manuel Foffo, già condannato a 30 anni con rito abbreviato.

Una pena troppo esigua, secondo Silvana, madre della vittima.

"Chiediamo l'ergastolo per entrambi, - dice la donna - sono stati commessi fatti atroci e disumani e non possiamo accettare una condanna a 30 anni".

Spera in una sentenza diversa la donna: "Parliamo di due persone che hanno messo in atto torture indicibili".

La prossima udienza del processo è fissata per il 21 giugno.

A sinistra Luca Varani, la vittima, a destra uno dei due assassini, Marco Prato
A sinistra Luca Varani, la vittima, a destra uno dei due assassini, Marco Prato
A sinistra Luca Varani, la vittima, a destra uno dei due assassini, Marco Prato

Stando a quanto ricostruito dalla procura di Roma, Foffo e Prato, "dopo aver fatto uso di sostanze aloliche e stupefacenti, la notte del 3 marzo sono usciti dalla casa di Foffo e hanno girato in macchina per le vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere".

E hanno trovato Luca Varani, grazie ad una telefonata: una volta che il ragazzo è arrivato nell'appartamento di Foffo "lo hanno fatto denudare per ottenere una prestazione sessuale e gli hanno offerto una bevanda con una dose di psicofarmaco che lo stordiva".

È stato allora che ha avuto inizio il massacro, conclusosi dopo due ore con la morte del ragazzo, ucciso a coltellate e colpi di martello: Varani sarebbe stato colpito un centinaio di volte e sarebbe morto lentamente, dissanguato per le sevizie.

Decine le ferite sul corpo di Luca, tutte non letali, e, secondo gli inquirenti, "inferte solo allo scopo di vederlo soffrire".

Poi i due amici hanno dormito per circa sei ore accanto al cadavere, stando a quanto raccontato da Foffo, che il giorno dopo è andato dal padre e ha deciso di costituirsi.

"Volevamo far male a qualcuno", ha risposto agli inquirenti che gli chiedevano il motivo dell'atroce massacro.

(Redazione Online/L)

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