Murgia «persona di m...», Segre «vecchia nazi»: bufera sulle attiviste Vagnoli e Fonte
La «gogna digitale» contro l’ex dell’amica, lui tenta il suicidio e scattano le indagini. Lucarelli pubblica parte delle chatPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Bufera su Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene, le tre attiviste-scrittrici indagate per stalking e diffamazione dalla procura di Monza.
Vagnoli e Fonte avrebbero dato vita a una campagna diffamatoria nei confronti della scrittrice Serena Mazzini, social media strategist da loro accusata di essere parte di un gruppo Telegram omofobo che faceva dossieraggio e bodyshaming, una denuncia poi archiviata. Assieme a Sabene poi (sebbene quest’ultima con un ruolo marginale) avrebbero messo nel mirino un ragazzo reo di aver prima tradito e poi lasciato una loro amica. «Gli facciamo fare la fine della mer... che è», si scrivono, sperando «che si ammazzi con il coltello» e promettendo: «Ti giuro che avrà una morte sociale e politica che non immagini», «lo mutiliamo, questo cogl...». Il ragazzo poi aveva tentato il suicidio e da lì sono scattate le indagini e il sequestro dei telefoni.
Nel mirino è finito quindi un fiume di conversazioni individuate in una chat dal titolo “Fascistella” di cui facevano parte Vagnoli, Fonte e altre tre persone non coinvolte nell'inchiesta monzese: l’attivista palestinese Karem Rohana, l’influencer Giuseppe Flavio Pagano e Flavia Carlini, anche lei influencer e vicepresidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti fondamentali della persona.
Oltre 2mila le pagine risalenti al periodo marzo 2024-gennaio 2025 finite agli atti con decine di attacchi diretti a personaggi pubblici, politici, giornalisti, avvocati, imprenditrici. Parte delle chat è stata pubblicata da Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano: tra le personalità attaccate c’è Michela Murgia, che secondo Vagnoli «era in gran parte una persona di me**a». «Eviterei di ritenere che si batteva per la sanità pubblica visto che ha evaso il fisco per anni rivendicandolo. Poi quando si è ammalata santificava il Ssn. Da morta vengono fuori i debiti a fiumi». E ancora: «Marito e figli, va che son tutti nella me**a, eh...». E su Chiara Valerio, scrittrice e grande amica di Murgia: «Mi sa che sta provando a fare come lei senza la sua scaltrezza».
Nelle conversazioni si parla anche di Sergio Mattarella («Vecchio di m...»), Liliana Segre («Vecchia nazi), per arrivare a Paolo Mieli, Roberto Saviano, Carlo Calenda, Fabio Fazio, la stessa Selvaggia Lucarelli fino a Cecilia Sala che «ha dato una svolta alla sua carriera» quando era in carcere a Teheran. «Ci siamo fatti spiegare i diritti umani da quelli che godono quando l'Iran rapisce una giornalista – il commento di Cecilia Sala - E augurano la morte al Presidente della Repubblica italiana perché cita la giornalista nel discorso di Capodanno. Ci siamo fatti spiegare le molestie dagli indagati per stalking. Il bodyshaming da quelli che non fanno altro. Il femminismo da quelli che descrivono le donne che lavorano come 'scendi-c..'. E il razzismo da quelli che 'odio tutti gli ebrei'».
La replica non si fa attendere: «Si sta consumando un reato collettivo in cui giornali, sconosciuti e finti santi stanno mangiando su frasi e pensieri che tutte le persone coinvolte ribadirebbero di fronte a un microfono creando uno scoop che non esiste», replica la scrittrice e attivista Valeria Fonte. «Non voglio davvero sapere che agganci ci siano per aver avuto accesso alle mie chat» che «dovevano restare secretate e che ho ritrovato sui quotidiani», scrive Fonte. «Pensate se questi agganci venissero usati per smascherare i governi fascisti, i mafiosi, i terroristi», prosegue, aggiungendo che «un giorno parleremo di come questa sia condivisione non consensuale di materiale intimo. Guardare nel cellulare di una persona senza consenso è come guardarle nelle mutande. Fino a quel giorno fate pure a gara a chi è più santo. I miei scheletri nell'armadio sono il disprezzo verso mezza classe politica e giornalistica. E i vostri?». «Questa non è una storia di quanto sono (e siamo) più o meno stronze - aggiunge -. E', più banalmente, una storia di misoginia. Volta a colpire soprattutto donne (e amiche e amici che stanno loro intorno). Una storia di isolamento. Di gogna. Che voleva dimostrare cosa? Che in privato so usare anche le parolacce o le imprecazioni verso chi non mi piace?». «Uh quanto vi fa comodo pensare a "beghe fra attiviste". Uh, comodissimo. Finché non si realizzerà, dopo questa allucinazione collettiva, che era solo misoginia su scala nazionale mascherata da indignazione».
(Unioneonline/D)
