«Mi avete preso per il male sennò non mi prendevate. Con la mente ho ricostruito tutto come è stato il discorso, so che non c'è stato nessun traditore. La mattina che mi hanno arrestato la prima cosa che uno pensa è che qualcuno ha tradito. È stato tradito Gesù Cristo... e allora il colonnello mi ha detto “Le assicuro che non l'ha tradita nessuno” e io non gli ho creduto. Poi ragionando ho detto: vero è. Ho letto le carte e mi sono fatto pure una logica».

È quanto si legge in un passaggio dell'interrogatorio reso da Matteo Messina Denaro ai pm di Palermo il 7 luglio scorso nel carcere de L'Aquila, dopo l’arresto avvenuto nel gennaio precedente.

Sempre parlando con gli inquirenti, il boss, morto nel settembre 2023, ha precisato: «Mi avete preso per la malattia o per un errore mio. Dirlo a mia sorella (che stavo male, ndr)? Perché gliel'ho detto? Non volevo farmi trovare morto e nessuno in famiglia sapeva niente».

Il boss si riferisce al fatto che l'appunto della sorella sulla malattia di Messina Denaro, trovato nel bracciolo di una sedia, fu l'inizio delle indagini che portarono all'arresto dopo anni e anni di latitanza.

(Unioneonline/l.f.)

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