Mazzette in carcere per ottenere permessi premio: sette persone in arresto
Tremila euro, in denaro o beni, per ottenere relazioni "compiacenti"Sette persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza, in provincia di Varese, con accuse a vario titolo per corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio, abuso d'ufficio, detenzione di armi da guerra, furti e ricettazione.
Tra loro anche detenuti e un dipendente del carcere di Busto Arsizio, accusati di corruzione in concorso.
Le indagini hanno rivelato un presunto giro di favori interno al carcere, con permessi premio e lavori in esterno ottenuti grazie a denaro o beni. Cinque arrestati sono in carcere, gli altri ai domiciliari.
IL TARIFFARIO - Secondo il tariffario stabilito da Dino Lo Presti, ex agente della penitenziaria e oggi responsabile dell'Area Trattamentale della casa circondariale di Busto Arsizio, in provincia di Varese, tremila euro era la somma necessaria per ottenere un permesso premio.
Stando a quanto emerso dalle indagini, in cambio di un corrispettivo in denaro o beni Lo Presti avrebbe compilato per i detenuti compiacenti relazioni, facendo ottenere loro permessi premio e lavori all'interno o all'esterno del carcere. Avendo anche accesso alle loro situazioni patrimoniali, a quanto emerso avrebbe puntato ai detenuti più facoltosi, avvicinando i loro familiari fuori dal carcere per fare loro la proposta corruttiva.
Intercettato al telefono con un altro indagato, un pregiudicato albanese parte di una banda dedita a furti e ricettazioni, avrebbe anche promesso di aiutarlo a recuperare una mitraglietta, un'arma da guerra: "Ho una Uzi, ma manca un pezzo", la richiesta intercettata del ricettatore. A cui l'ex agente ha risposto con: "Non ti preoccupare, te lo trovo io".
Tra i destinatari delle misure cautelari anche l'amministratrice della cooperativa "La mia voce ovunque" di Busto Arsizio, attiva in facchinaggio, sgomberi e piccoli lavori in giardini e abitazioni; una ex Onlus dedicata ai giovani in difficoltà che, secondo gli inquirenti, sempre a fronte della promessa di denaro rivolta al principale indagato, otteneva l'invio al lavoro di detenuti.
A far partire le indagini è stata una segnalazione della Polizia Penitenziaria di Busto Arsizio. Al funzionario infedele sono stati sequestrati 30mila euro.
(Unioneonline/v.l.)