Luigina Brustolin è morta lo scorso 7 febbraio all’ospedale San Camillo di Treviso. Aveva 60 anni, ma si può dire che quelli vissuti a pieno sono solo 27.

Era il 23 maggio 1992 e aveva 27 anni appunto quando fu coinvolta in un grave incidente stradale lungo la Feltrina, a Prederobba, nel Trevigiano. Con lei nell’auto c’era la figlia di due anni. La piccola è morta dopo qualche giorno, lei è entrata in un coma irreversibile dal quale non è mai uscita, se non lo scorso 7 febbraio.

La donna fu portata in ospedale con un trauma cranico, che ha lasciato la sua vita per sempre sospesa in un limbo. Per 17 anni l’ha accudita la mamma Maria, quando quest’ultima è morta Luigina Brustolin è finita al centro servizi opere pie di Onigo e il primo febbraio, in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni, è stata portata al San Camillo di Treviso, dove è morta.

Non sono mancate, sui social, le critiche ai familiari della donna: in molti hanno scritto che è stato criminale farla soffrire così a lungo.

«All’inizio – spiega il fratello Loris al Corriere – il coma era profondo, poi è diventato vigile. Respirava autonomamente e se qualcuno la imboccava mandava giù anche il cibo, salvo gli ultimi tempi quando è peggiorata per la polmonite. Ogni tanto apriva gli occhi e ci guardava, non sappiamo se ci guardasse davvero e nessun medico si è spinto a dire che c’era un contatto, che lei capiva».

La sorella Mara: «Certe cose bisogna provarle sulla propria pelle. Se la vita ti mette davanti a una prova del genere puoi solo gestirla con le tue forze e con quello che ti offre questo Paese. A chi dice che sarebbe stato meglio se fosse morta subito rispondo di sì. E quindi? Cosa fai? Chi mi risponde a questa domanda? Dovevamo ucciderla?».

Il marito si è rifatto una vita e ha avuto due figli, «anche se a qualcuno non andava bene». Ma, ricorda, «il sabato e la domenica la portavo a casa mia, per i miei bambini era semplicemente zia Luigina. L’ultima volta l’ho vista un mese fa».

(Unioneonline)

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