«La motivazione principale mia e della procura è stata tentare di restituire agli italiani la verità su quelli che sono stati i processi decisionali che hanno portato a determinate scelte. Con la consulenza è stata fornita una mappa logica su quello che è successo».

Andrea Crisanti, microbiologo all'Università di Padova e ora senatore del Pd, commenta così la maxi consulenza depositata ai pm di Bergamo nell'indagine sulla gestione del Covid nella Bergamasca che vede tra gli indagati l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro Roberto Speranza e il governatore della Lombardia Attilio Fontana.

Una perizia, ha spiegato, che è «una mappa logica che ha avuto l'obiettivo di ricostruire i fatti, quindi non è un atto di accusa ma è il tentativo di restituire una parte di verità su come si sono svolti i fatti, in particolare per la Bergamasca che è stata una delle aree più colpite da questo evento».

Per compilare questa perizia «ho lavorato 18 mesi, letto decine di migliaia di pagine, e centinaia di provvedimenti. La cosa particolarmente preminente che mi ha guidato è stata la volontà di contribuire a dare ai familiari delle vittime una ricostruzione della verità di quel che è successo. Ho cercato di dare - ha concluso - una risposta che fosse la più asettica e scientifica possibile».

«Abbiamo dovuto usare delle metodologie innovative, perché nessuno prima aveva osato affrontare dal punto vista periziale una situazione così complessa – ha aggiunto -. Per risolvere il problema dell'ospedale di Azzano abbiamo usato le metodologie che vengono usate per i disastri aerei, per scandagliare in maniera minuziosa ogni possibile relazione causale. Abbiamo utilizzato dati - ha aggiunto - che ci hanno permesso di ricostruire puntualmente giorno per giorno la dinamica dell'epidemia e utilizzato modelli matematici altamente predittivi».

(Unioneonline/D)

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