I resti riesumati nel cimitero di Montelupo sono di Francesco Vinci, figura chiave nella cosiddetta “pista sarda” per i delitti del mostro di Firenze, conclusasi con un proscioglimento degli indagati. La conferma arriva dall'esame del Dna, come spiega il criminologo e investigatore privato Davide Cannella, procuratore speciale della famiglia Vinci che aveva chiesto l'esame.

Ora «quel Dna farà parte del materiale investigativo raccolto sul killer delle coppiette - spiega Cannella -. È probabile che la Procura intenda confrontarlo con alcuni campioni rilevati sui luoghi dove si verificarono quegli efferati delitti».

La riesumazione era stata ordinata nel settembre scorso dalle pm Ornella Galeotti e Beatrice Giunti per chiarire se si trattasse veramente del corpo dell'uomo trovato ucciso, incaprettato e carbonizzato nel bagagliaio di un'auto nell'agosto 1993, nella campagna nei pressi di Pisa. I resti sono stati poi esaminati all'istituto di medicina legale di Firenze, dagli esperti incaricati dalla procura, il medico legale Martina Focardi e il genetista Ugo Ricci, e da quelli nominati dalla vedova di Vinci, Vitalia Velis, il genetista forense Eugenio D'Orio e il medico legale Aldo Allegrini.

Insieme al fratello Salvatore, Francesco fu al centro della "pista sarda" sugli “omicidi delle coppiette”, a partire dall’uccisione dei due amanti Barbara Locci e Antonio Lo Bianco nel 1968 nelle campagne di Lastra a Signa, uccisi con la calibro 22. Stefano Mele, marito della donna, puntò il dito sui due fratelli, amanti della moglie, ma alla fine fu condannato non solo per il duplice omicidio ma anche per aver calunniato i Vinci.

L'arma non fu ritrovata. Ma fu utilizzata nel 1974 per assassinare Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini a Borgo San Lorenzo. Nel 1982 Vinci fu arrestato, sospettato di essere il mostro. Ma mentre era in carcere, nel 1983 il killer delle coppiette tornò a uccidere, lasciando a terra due ragazzi tedeschi. E per lui cadde ogni accusa. Dieci anni più tardi il suo cadavere, carbonizzato, fu ritrovato insieme a quello del suo servo pastore nel bagaglio di un'auto nelle campagne di Chianni, nel Pisano.

(Unioneonline)

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