Novità sul cosiddetto "Omicidio dei Murazzi" in cui Stefano Leo è morto lo scorso 23 febbraio a Torino.

Ci sono tracce del Dna della vittima sul coltello fucsia di ceramica indicato come arma del delitto da Said Mechaquat, 33enne costituitosi perché braccato dai carabinieri. Il commesso 33enne era stato accoltellato alla gola e sono serviti ben tre mesi al Ris di Parma per svolgere le consuete analisi: la lama era stata perfettamente ripulita poco dopo l'aggressione.

Per stessa ammissione del 27enne marocchino era stata comprata per dieci euro in un supermercato di via Borgaro, la stessa mattina del drammatico accoltellamento. E dire che Said, il 3 febbraio scorso, sarebbe dovuto essere in carcere per una condanna a un anno e sei mesi risalente al 2015 (diventata definitiva nel 2018) per i maltrattamenti alla ex compagna.

Un corto circuito giudiziario dovuto probabilmente alla mancanza di personale in Corte d'Appello che però è stato fatale: i pm non hanno mai trasmesso l'ordine di carcerazione. Il nordafricano si era consegnato ai carabinieri il 30 marzo: "L'ho ucciso perché era felice".

(Unioneonline/M)
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