Ombre della guerra ibrida nei cieli italiani fanno scattare le indagini del pool antiterrorismo della procura di Milano e gli accertamenti dei servizi italiani. A mettere in allerta inquirenti e investigatori è la rilevazione del Joint research centre della commissione europea ad Ispra, sul Lago Maggiore: la struttura di ricerca dell'Ue ha intercettato un drone di sospetta origine russa che avrebbe sorvolato la stessa zona, nel Varesotto, per cinque volte nell'ultimo mese.

Proprio i responsabili del Centro comune di ricerca europeo, che ha avviato un progetto di ricerca sugli aspetti della sicurezza dei droni, hanno poi segnalato quanto stava accadendo facendo scattare controlli più approfonditi. L'obiettivo principale è di fugare qualsiasi sospetto che alla base di questa vicenda possano esserci tentativi di spionaggio di obiettivi sensibili coperti da vincoli di sicurezza nazionale ed europea. Anche perché ad una manciata di chilometri ci sono stabilimenti di Leonardo, l'azienda industriale della Difesa nazionale, mentre più distante, a Solbiate Olona, c'è la sede operativa di un comando Nato e a Pavia un altro luogo di ricerca con un laboratorio di energia nucleare applicata.

Quanto è accaduto si aggiunge ad un altro giallo che riguardò una tragedia verificatasi nel 2023 nella stessa zona - a Sesto Calende - con il naufragio causato dal maltempo dell'imbarcazione Love Lake, sulla quale morirono gli agenti segreti dell'Aise e del Mossad israeliano. Al momento - spiegano fonti di sicurezza che seguono il caso - c'è «massima cautela» sulla dinamica e sulla paternità dell'azione e appare difficile pensare a droni in grado di viaggiare dalla Russia all'Italia.

Non ci sarebbero al momento testimoni oculari, il velivolo elettronico sarebbe stato intercettato da un sistema di rilevazione di radiofrequenze che avrebbe indicato un apparecchio di fabbricazione russa. La tipologia non è tuttavia di quelle che hanno la capacità di viaggiare per molti chilometri, quindi sarebbe eventualmente partito da una base non lontana dall'area che avrebbe sorvolato.

Mentre gli accertamenti degli inquirenti proseguono, anche il Copasir sarebbe orientato ad acquisire maggiori elementi prima di disporre ulteriori approfondimenti. Non si esclude che la questione possa già essere stata affrontata in maniera preliminare al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, che si è tenuto venerdì scorso e al quale ha partecipato come da prassi anche Matteo Piantedosi, il cui ministero ha la competenza riguardo alla protezione delle infrastrutture critiche sul suolo nazionale.

Cos’è il Joint research centre

Il Joint research centre dell'Ue di Ispra, paese di 5mila abitanti sulla riva sinistra del Lago Maggiore in provincia di Varese, rappresenta il terzo centro ricerche più grande della Commissione europea dopo Bruxelles e Lussemburgo.
Fondato nel 1957 per fornire alle politiche dell'UE un sostegno basato sull'evidenza scientifica, in piena indipendenza da interessi nazionali, commerciali o privati, è ora considerato uno dei principali campus di ricerca in Europa ed è dotato di numerosi laboratori e infrastrutture all'avanguardia.
Sono numerosi gli ambiti in cui lavora il personale del sito, tra cui la sicurezza nucleare, l'efficienza energetica, il cambiamento climatico e lo spazio. Uno dei suoi laboratori è il cosiddetto WaterLab, che grazie ad attrezzature avanzate analizza l'acqua per determinare se contiene sostanze chimiche dannose per la salute o per l'ambiente. Un altro laboratorio è l'European solar test installation (Esti), un centro di ricerca attivo già dagli anni '70 in prima linea per definire gli standard europei e mondiali del fotovoltaico.
In una sala di crisi (Ecml) gli scienziati monitorano i possibili disastri naturali e supportano gli Stati sia nella gestione delle emergenze sia per provare ad anticipare un disastro prima che accada. Qui gli scienziati si occupano, anche attraverso l'utilizzo dei satelliti del programma Copernicus, di studiare terremoti, incendi, esondazioni e frane per cercare di limitare i danni che possono causare sulla popolazione.

(Unioneonline)

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