Un’azienda ha licenziato un dipendente perché, visitando di continuo siti porno durante l’orario di lavoro, ha provocato falle al sistema informatico, dove si sono poi infilati gli hacker, creando grossi guai. E il tribunale ha dato ragione all’azienda, dopo che la vicenda – avvenuta a Venezia – è finita nelle aule giudiziarie. 

"Considerato infatti – ha scritto il giudice del lavoro della città lagunare – che si tratta di attività ripetute e prolungate che hanno impegnato il lavoratore per parecchio tempo e poste in essere da un dipendente con ruolo di capo-servizio dell’agenzia, dunque strettamente fiduciario e di responsabilità, il licenziamento appare proporzionato”.

I fatti risalgono al 2019. Il bersaglio dei pirati informatici è stata un’agenzia marittima, che si è vista bloccare il proprio sistema informatico da anonimi pirati che poi hanno chiesto un riscatto. 

Risolta la situazione, la stessa agenzia ha poi reclutato un esperto, che ha scoperto che i problemi al sistema sono stati creati dalle pagine non sicure visitate da un dipendente, tra l'altro con mansioni di responsabilitò, che passava parecchio tempo sui siti hot, visitando pagine pericolose. 

Di qui il licenziamento e la successiva causa, con l’azienda che – come detto – si è vista dare piena ragione.

(Unioneonline/l.f.)

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