Otto dirigenti statali sono stati citati a giudizio dalla Corte dei Conti di Roma per la mancata riscossione, per 15 anni, del canone del palazzo di pregio occupato a via Napoleone III, nel pieno centro della Capitale, da CasaPound.

Dirigenti che, non mettendo in campo misure per riscuotere il canone o ritornare in possesso dell'immobile, avrebbero provocato un danno erariale pari a 4,5 milioni di euro.

A rispondere per omessa disponibilità del bene e mancata riscossione dei canoni sono dirigenti e funzionari dell'Agenzia del Demanio e del Miur, che è proprietario dell'immobile.

Immobile che, scrivono i magistrati contabili, "è un bene di proprietà dello Stato, appartenente al patrimonio indisponibile", e quindi "non è tollerabile in uno Stato di diritto una sorta di espropriazione al contrario che ha finito per sottrarre per oltre tre lustri una struttura di ben sei piani al patrimonio dello Stato".

"I dirigenti preposti - si legge nella citazione a giudizio - non hanno dato disposizioni per agire in via di autotutela amministrativa e per coltivare le azioni civilistiche volte alla restituzione del bene e al risarcimento dei danni che, richiesti in via autonoma o nell'ambito di azioni penali o civili, sarebbero stati liquidati in sede giudiziaria".

Con la loro inerzia o con le loro azioni dilatorie avrebbero in sostanza determinato "una perdita economica per le finanze pubbliche".

(Unioneonline/L)
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