"Mi scuso per gli errori commessi".

Sono le parole di Giampaolo Scafarto, il capitano del Noe indagato per il modo in cui ha condotto l'inchiesta sugli appalti pilotati alla Consip.

In particolare, avrebbe alterato l'informativa su cui si basavano le accuse a Tiziano Renzi attribuendo ad Alfredo Romeo, in carcere con l'ipotesi di corruzione, e non a Italo Bocchino, una frase intercettata nel dicembre scorso nella quale l'ex parlamentare dice "...Renzi (Tiziano ndr), l'ultima volta che l'ho incontrato".

Nelle ultime ore Scafarto è stato interrogato alla procura di Roma, dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi assieme al procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone.

LE INTERCETTAZIONI - Durante l'audizione ha ammesso di aver sbagliato, precisando però di non averlo fatto consapevolmente.

"Ho elaborato - ha spiegato - un protocollo di ascolto che dopo la registrazione della conversazione prevedeva tre fasi: un primo ascolto da parte di un operante che redigeva un sunto e le informazioni essenziali. Un secondo ascolto da parte di altro operante che verificava il contenuto dell'audio e integrava il sunto. Un terzo ascolto affidato a un maresciallo che riascoltava e definiva il brogliaccio".

Forse, confessa, quella volta ha usato solo il sunto.

"Era un periodo di forte lavoro - si è giustificato - legato alla necessità di chiudere l’atto prima della prima decade di gennaio, quando era in programma un incontro tra le procure di Roma e Napoli".

I SERVIZI SEGRETI - Il secondo errore del capitano del Noe sarebbe stato quello di aver inserito nell'informativa un coinvolgimento dei servizi segreti, poi smentito.

"La necessità di compilare un capitolo specifico inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti - ha detto - fu a me rappresentata come utile direttamente dal pm John Woodcock".

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