Sono stati condannati i quattro carabinieri coinvolti nel caso Marrazzo, in quel famoso video oggetto di ricatto di cui fu vittima nel 2009 l'allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che fu costretto alle dimissioni.

Erano accusati, a vario titolo, di concussione, rapina, detenzione di droga e ricettazione: Nicola Testini e Carlo Tagliente dovranno scontare dieci anni di carcere, sei anni e mezzo per Luciano Simeone e tre anni per Antonio Tamburrino.

I fatti risalgono al luglio del 2009, quando i militari in seguito alla soffiata di un pusher - Gianguerino Cafasso, trovato morto dopo un paio di mesi in un hotel - entrarono nell'appartamento di via Gradoli 96, a Roma, e immortalarono l'allora presidente del Lazio in camicia e mutande in compagnia di una trans, la trentenne Alexandre Vidal Silva, nota come Natalì (le accuse per lei sono prescritte).

Natalì. la transessuale coinvolta nella vicenda (Ansa)
Natalì. la transessuale coinvolta nella vicenda (Ansa)
Natalì. la transessuale coinvolta nella vicenda (Ansa)

Il video venne successivamente usato per ricattare Marrazzo. Secondo quanto ricostruito dalla Procura i quattro imputati minacciarono Marrazzo e gli chiesero tre assegni per un totale di 20mila euro in cambio del silenzio. Ci fu anche un tentativo di vendere il filmato: Marrazzo fu avvertito da Silvio Berlusconi in persona di immagini compromettenti che erano giunte sul tavolo del direttore di "Chi" Alfonso Signorini.

L'accusa di rapina è legata ai cinque mila euro sottratti in parte a Marrazzo in parte a Natalì, oltre a quella ai danni di un altro trans, privato di un cellulare e un orologio nel corso di una perquisizione.

Il video, si sono difesi i militari, non era stato girato a scopo di ricatto, ma solo per documentare l'operazione di polizia. Versione che non ha convinto i giudici.

Il ministero dell'Interno e i carabinieri coinvolti devono anche risarcire Piero Marrazzo, per una somma che sarà quantificata in sede civile. Tre dei militari coinvolti sono stati condannati all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, quindi il loro rapporto di lavoro si può considerare già estinto. Per il quarto l'interdizione è limitata a cinque anni.

Il palazzo in via Gradoli 96 (Ansa)
Il palazzo in via Gradoli 96 (Ansa)
Il palazzo in via Gradoli 96 (Ansa)

"Piero Marrazzo ha atteso nove anni questa pronuncia che accogliamo con soddisfazione", questo il commento di Luca Petrucci, legale dell'ex presidente del Lazio e giornalista Rai. "La sentenza - continua - riconosce in pieno la colpevolezza degli imputati che, disonorando la propria divisa, si sono responsabili di un ignobile sopruso e di un vile ricatto criminale".

"Anche in questo momento - è la conclusione - da uomo delle istituzioni e persona perbene, Piero Marrazzo tiene a ribadire la propria massima considerazione nell'Arma che è, insieme a lui, la vittima principale dei crimini commessi da questo manipolo di mele marce".

(Unioneonline/L)
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