Caso Garlasco, il procuratore Napoleone rompe il silenzio: «Basta congetture e illazioni»
Il magistrato, da sempre restio alle dichiarazioni pubbliche, ha parlato per difendere l’inchiesta da quella che ha definito una vera e propria distorsione mediaticaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dopo settimane di voci, sospetti e dichiarazioni contrastanti, la Procura di Pavia prende posizione. Il procuratore Fabio Napoleone è intervenuto – per la terza volta in pochi mesi – per chiedere un argine alla valanga di supposizioni che continuano ad alimentare il dibattito sul caso Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi per cui Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva.
Il magistrato, da sempre restio alle dichiarazioni pubbliche, ha parlato per difendere l’inchiesta da quella che ha definito una vera e propria distorsione mediatica.
«È ora di fermare il continuo attribuire alla Procura valutazioni, stati d’animo e decisioni che non ci appartengono», ha detto, riferendosi alla miriade di interventi di consulenti, opinionisti e “esperti” che ogni giorno si esprimono su televisioni e giornali.
Secondo Napoleone, chi non ha parte attiva nelle indagini – come consulenti di parte o analisti esterni – sta generando «confusione» con interpretazioni arbitrarie che si allontanano dai fatti. Uno scenario che, dice, danneggia la serenità e l’efficacia del lavoro investigativo.
Le parole del capo della Procura non arrivano a caso. Negli ultimi giorni, il dibattito si è acceso in modo particolare intorno al cosiddetto Dna “Ignoto 3”, una traccia genetica individuata su un tampone orale che ha sollevato più interrogativi che certezze. Dapprima si è messo in dubbio che esistesse davvero, poi è stata evocata la possibilità di una contaminazione avvenuta in obitorio o durante un’autopsia precedente, arrivando perfino a ipotizzare che potesse appartenere a un cadavere analizzato in passato.
Una situazione che, per il procuratore, ha ormai superato il limite del tollerabile. E non solo per la spettacolarizzazione del caso, ma anche per i sospetti – giudicati infondati – che si sono riversati sul lavoro di inquirenti e carabinieri. In alcuni ambienti, si è persino parlato di un’influenza esterna della difesa di Stasi sulle indagini. Una tesi che Napoleone respinge con fermezza.
A rendere il quadro ancora più complesso ci sono le recenti dichiarazioni rilasciate in tv da Andrea Sempio, già coinvolto marginalmente nel caso.
Intervenuto a “Quarto Grado”, ha raccontato di un malore avuto durante un interrogatorio nel 2008, episodio mai verbalizzato. Ha anche ammesso che durante quell’incontro ci furono pause non registrate e che fu mandato a casa a recuperare uno scontrino. Circostanze che, quando emerse a maggio, lui stesso aveva smentito.
Stando a quanto trapela, gli accertamenti più recenti – in particolare quelli sul Dna – avrebbero escluso che la traccia genetica appartenga a operatori sanitari, tecnici o investigatori che hanno avuto accesso al corpo di Chiara nel 2007 o agli strumenti utilizzati. Se l’ipotesi della contaminazione verrà definitivamente scartata, quel Dna potrebbe essere riconducibile all’autore – o a un complice – dell’omicidio.
«La Procura si pronuncerà solo al termine delle attività in corso», ha chiarito Napoleone. E solo allora, con documenti alla mano, si potranno tirare le somme di un’indagine che continua, tra cautela, attese e colpi di scena.
(Unioneonline/Fr.Me.)