La prima foto è delle 15.53: Sempio sta parlando con una cronista da dentro l'auto ferma nei pressi della casa. Poco dopo altre immagini lo mostrano in strada, indossa una maglietta nera a maniche lunghe, ha i capelli molto lunghi e vicino a lui c'è il padre. In quelli ed altri scatti si vedono pure la zia di Chiara con le figlie Stefania e Paola Cappa. Quelle fotografie, otto in tutto e rimaste inedite dal 13 agosto 2007, le ha recuperate da un hard disk, che all'apparenza sembrava danneggiato, una fotografa locale che le scattò quel giorno a Garlasco e sono state pubblicate domenica sera sul canale Bugalalla Crime della youtuber Francesca Bugamelli.

Ieri mattina la stessa fotografa, dopo una convocazione, si è presentata davanti ai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, che conducono l'inchiesta della Procura di Pavia, e gli investigatori hanno acquisito le immagini, che potrebbero essere utili più che altro per capire chi effettivamente partecipò ai rilievi effettuati all'epoca dai carabinieri.

Foto che non costituiscono certo indizi contro Andrea Sempio, indagato per il concorso nell’omicidio di Chiara. Anzi, rilanciano i difensori, «non fanno altro che attestare la veridicità di quanto dichiarato da Andrea Sempio relativamente a ciò che fece il 13 agosto 2007. Ci auguriamo, a questo punto che vi siano foto o video anche della piazza ducale di Vigevano proprio durante la mattinata di quel tragico giorno, così da togliere ogni dubbio inutilmente sorto in merito allo scontrino».

Uno degli scatti ottenuti dalla fotografa youtuber Francesca Bugalalla davanti alla villetta di Garlasco poche ore dopo l'omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 (Ansa)
Uno degli scatti ottenuti dalla fotografa youtuber Francesca Bugalalla davanti alla villetta di Garlasco poche ore dopo l'omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 (Ansa)
Uno degli scatti ottenuti dalla fotografa youtuber Francesca Bugalalla davanti alla villetta di Garlasco poche ore dopo l'omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto 2007 (Ansa)

Sempio, a verbale già nelle precedenti indagini, aveva raccontato che quel pomeriggio prima era passato in macchina col padre in via Pascoli, notando «la presenza di un'ambulanza e di persone», ma i due non si erano fermati. Poi, verso le 16 era tornato da solo, si era fermato e aveva saputo da una giornalista «che era stata trovata morta una ragazza» e poi qualcuno aveva iniziato a dire che si trattava di Chiara. Poi, stando sempre al suo verbale, tornò a casa e ancora di nuovo davanti alla villetta, stavolta col padre. Giuseppe Sempio aveva confermato: «Mio figlio è uscito ed è tornato dopo un po' per dirmi che aveva saputo quello che era successo. Quindi siamo usciti di nuovo insieme e siamo tornati sul luogo del delitto». Sempio aveva anche parlato di una “ressa” in via Pascoli che da quelle immagini non emerge. Sul luogo, oltre agli investigatori, ci sono sono solo Stefania e Paola Cappa con la madre e lo stesso Sempio con il padre. Non ci sono i genitori e il fratello di Chiara, che ancora non erano tornati dalla montagna, e non ci sono altri cittadini.

Al di là delle foto, la Procura di Pavia è pronta a chiudere le indagini e a chiedere il rinvio a giudizio per Andrea Sempio. Entro il 5 dicembre la perita Denise Albani depositerà nell’incidente probatorio la perizia che dovrebbe confermare la compatibilità del Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi con quello della linea maschile della famiglia Sempio.

Si attende poi la consulenza della professoressa Cristina Cattaneo, chiamata ad accertare l’orario della morte, le armi e la dinamica del delitto, completando il quadro già tracciato nella blood pattern analysis del Ris di Cagliari.

Il 18 si terrà l’udienza che chiuderà l’incidente probatorio, poi i pm dovranno tirare le somme di tutti gli accertamenti e a inizio 2026 potrebbero chiedere il rinvio a giudizio sulla base di «plurimi indizi» a carico dell’indagato. Indizi che verranno svelati l’anno prossimo, con la richiesta di rinvio a giudizio. Qualcosa potrebbe venir fuori anche alla conclusione dell’incidente probatorio, ma alcuni elementi già ci sono, compreso il movente, di cui non si sa nulla ma che gli investigatori confidano di aver individuato.

Il Dna

La perizia sarà depositata entro venerdì, ma Denise Albani ha già comunicato i risultati delle analisi, che indicano una corrispondenza di quel materiale genetico alla linea maschile della famiglia Sempio, confermando così gli esami già svolti dalla Procura. Per la difesa quel Dna non è la firma dell’assassino ma un trasferimento di materiale genetico da oggetti toccati dalla vittima e in precedenza da Sempio (telecomando, pc). Di diverso avviso la Procura, anche perché sotto le unghie di Chiara non c’è ad esempio il Dna di Stasi o dei familiari, materiale genetico con cui un contatto secondario sarebbe stato più facile.

L’impronta 33

È la famosa impronta sul muro delle scale che portano al seminterrato dove è stato trovato il corpo. Secondo i pm di Pavia e una consulenza del Ris ha 15 minuzie sovrapponibili a quella di Sempio. È una delle poche carte scoperte dagli inquirenti in questi mesi di indagini, rivelata al Tg1 quando Sempio non si presentò all’interrogatorio. Per la difesa quell’impronta non è attribuibile a nessuno.

Il ticket

Poi c’è lo scontrino del parcheggio di Vigevano, fornito da Sempio ai carabinieri nel 2008, un anno dopo l’omicidio. Fornirebbe un alibi al 37enne perché proverebbe che non era a Garlasco quando Chiara è stata uccisa. Ma, a parte la circostanza strana del ticket conservato per un anno, secondo la Procura quel biglietto non è di Sempio, che quella mattina non è mai stato a Vigevano. Secondo alcuni testimoni il ticket è della madre, che quella mattina era andata a Vigevano ad incontrare un amico.

Le telefonate a casa Poggi

Nei giorni precedenti al delitto Sempio ha fatto diverse telefonate a casa Poggi. A verbale disse di aver chiamato per sapere se il suo amico Marco fosse a casa. Ma oltre alla stranezza di quelle telefonate (Sempio chiamava Marco sempre sul cellulare), per gli inquirenti è inverosimile che Sempio non sapesse che Marco era in montagna, dato che i due si vedevano molto spesso.

L’inchiesta di Brescia

Sono due indagini diverse condotte da due differenti Procure. Ma se venisse provata una corruzione per archiviare rapidamente l’indagine del 2017 su Sempio, il quadro per Andrea si aggraverebbe. Il 37enne e i suoi familiari, sentiti dagli inquirenti bresciani sostengono che quei soldi siano stati chiesti dai tre legali dell’epoca (Soldani, Grassi e Lovati) per le spese di difesa, che li volevano solo in contanti.

Il movente

Il punto coperto dal segreto delle indagini. Ma gli investigatori hanno lasciato trapelare di aver individuato anche un movente, quel movente mai individuato per Alberto Stasi. Trovato un legame tra la vittima e Sempio. Il 37enne ha sempre detto che lui e Chiara non si frequentavano, e proprio l’assenza di un qualsiasi legame tra i due è stato un argomento forte usato dai difensori di Sempio per sostenerne l’innocenza.

(Unioneonline)

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