La garante sarda per l’infanzia: «È violenza anche la mancata trasmissione del cognome materno»
Carla Puligheddu: «Alla Camera bloccati progetti di legge che devono essere approvati al più presto»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Quando cambia l’inizio della storia, cambia tutta la storia. Le nostre leggi devono essere aggiornate eliminando i troppi retaggi discriminatori ancora incompatibili con la parità».
È questo, in sintesi, il messaggio che la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Puligheddu, ha voluto comunicare con la pubblicazione degli Atti degli Stati Generali dell’infanzia, “contra a sa violentzia a sas feminas”, presentati ieri a Cagliari presso la sala convegni di “Sa Manifattura”.
La Garante, nel suo intervento, si è soffermata sulla violenza perpetrata per mancanza di riconoscimento della donna in quanto pari, dalla quale derivano una serie di comportamenti e reazioni giuridiche, prima tra tutte la resistenza riguardo all’introduzione della legge relativa al cognome materno.
«Ogni retaggio discriminatorio incompatibile con la parità», ha sottolineato, «deve essere eliminato. Alla Camera ci sono cinque progetti di legge che devono essere approvati al più presto».
Con il cognome del padre, sostiene Puligheddu, «si evince la linea paterna, la linea materna scompare. E scompare anche il diritto dei figli e delle figlie a vedere riconosciuta», ha aggiunto la garante «in modo totalmente paritario la visibilità delle madri insieme con quella dei padri. Questo è quello che accade, questa è violenza, questo è il principio del cambiamento culturale».
È poi intervenuta Mara Durante, pedagogista, formatrice in letteratura per l’infanzia e in pedagogia della narrazione, docente presso l’Università degli Studi di Verona, che ha proposto un excursus culturale e poetico sulla necessità di ascoltare il minore confrontansi con lui alla pari.
Vittorina Baire, presidente della C.R.P.O. ha presentato il punto di vista psicologico nella fondamentale relazione tra mamma e bambino durante i primi mille giorni di vita.
Della recente legge rinviata al Senato sul “consenso libero e attuale” ha parlato l’avvocata esperta in diritto di famiglia e tutela minorile, Valeria Aresti, prima di sviluppare il tema della violenza assistita e dell’urgenza di parlare di violenza contro i minori.
Sono seguiti gli interventi di alcuni componenti del Comitato Scientifico costituito per la realizzazione degli Stati Generali dell’infanzia, Beniamino Pistidda, direttore dell’accademia di formazione artistica “Popular School” che oltre al suo intervento dedicato all’importanza dell’armonia nel canto delle ninne nanne in gravidanza ha confermato il proprio impegno al contrasto della violenza contro le donne mettendo in scena un’ allieva,
Ornella Casu, attraverso l’interpretazione di due toccanti monologhi, il primo centrato sul tema della razionalizzazione dei costi con i tagli ai punti nascita, il secondo, dedicato allo stupro dal celebre testo di Franca Rame.
Sono intervenute poi Debora Porrà, Sindaca di Villamassargia e Speranza Piredda, ginecologa dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’evento, organizzato con la collaborazione dell’Associazione “Coordinamento3 – donne di Sardegna”, è stato coordinato dalla presidente Carmina Conte e da Milena Piazza, funzionaria operante nell’Ufficio della Garante per l’infanzia, già presidente dell’ordine degli assistenti sociali.
«Agire dal principio», ha detto la Garante in chiusura, «ovvero nei primi 1000 giorni di vita del bambino a partire dal concepimento è la strada che conduce al vero cambiamento culturale».
In apertura dei lavori hanno portato i saluti del Consiglio regionale il presidente Piero Comandini e la presidente della seconda Commissione consiliare Camilla Soru.
(Unioneonline/E.Fr.)
