Potrebbe essere vicina l'importante svolta nel caso di Chico Forti, l'italiano condannato all'ergastolo negli Stati Uniti per omicidio.

"La richiesta da fare subito, in maniera forte, diplomatica, con tutte le nostre risorse con gli Usa, è la grazia". A dirlo è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, nel corso della conferenza stampa sulla vicenda convocata alla Camera.

"Quello che faremo nei prossimi mesi - ha aggiunto - sarà questo: incontrare possibilmente il governatore della Florida e i rappresentanti diplomatici americani e chiedere la grazia".

"Abbiamo elementi tali, come l'ingiustizia subita, i dati processuali contraddittori, l'opinione pubblica, che metterebbero in forte difficoltà il governatore" per l'eventuale mancata adozione del provvedimento.

La storia di Chico è da settimane sotto i riflettori in Italia grazie a un'ampia campagna portata avanti dai suoi sostenitori. Tra questi c'è anche il sardo Roberto Fodde, che da anni lo va a trovare in carcere (QUI L'INTERVISTA).

Per quanto riguarda i temi, Fraccaro ha precisato che la richiesta "va preparata, e significa incontrare le parti, fare un rapporto di confronti bilaterali, preannunciarlo, prepararlo, chiederlo e ottenerlo. Chico ora non ha bisogno di proclami ma di fatti, e noi lavoriamo su questi".

"Sono 2.113 i detenuti italiani all'estero - ha detto ancora - e l'Italia ha il dovere di garantire loro giustizia".

"Indipendentemente dal risultato che otterrai, un grazie a te, Luigi, per esserti preso a cuore la mia situazione". Queste le parole di Chico in un messaggio inviato al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

"Onorevole Di Maio, anzi Luigi, visto che già ti considero un amico - prosegue la nota -, tu hai già diritto di richiedere la commutazione di sentenza perché l'Italia è a credito. Abbiamo rilasciato vari cittadini americani inclusi in Italia con sentenze equiparate alla mia. Richieste esaudite in tempi ristretti (...). Perché io non posso ricevere lo stesso trattamento? Ho passato vent'anni in catene per un delitto che non ho commesso".

"Questo mio è un messaggio di rabbia, così vent'anni mi hanno trasformato", ha prosegue sottolineando che "ciò che voglio è tornare in Italia, vivere il resto della mia vita da libero cittadino. Terminare i miei giorni in una prigione" è una cosa cosa che "non va, perché io non sto chiedendo misericordia".

"Non sono né presuntuoso né ipocrita, ma ciò che chiedo è giustizia. Una giustizia che mi è stata negata spudoratamente dal Paese che si proclama leader dei diritti umani".

"È rincuorante sapere che state collaborando per la mia causa uniti, indipendentemente dalle ideologie politiche. Senza il vostro intervento terminerò i miei giorni in un sacco nero, senza lapide", e "io accetterò la deportazione e il veto a rientrare negli Stati Uniti. Lo accetterò perché non ho altra scelta".

(Unioneonline/s.s.)
© Riproduzione riservata