Quel molo storico di Civitavecchia, che per anni è stato il primo approdo per migliaia di sardi emigrati nella penisola, non si chiamerà più “molo Sardegna”. Ora è stato intitolato a Papa Giovanni Paolo II, per ricordare la storica visita del pontefice 35 anni fa.

Per imprimere nella memoria quella data, 19 marzo 1987, è stato sistemato anche un simbolo: un masso proveniente dalla darsena con incastonata una targa in bronzo benedetta dal vescovo, monsignor Gianrico Ruzza, alla presenza di autorità civili e militari.

Il cambio di rotta, con l’intitolazione del molo al pontefice, è una decisione che fa a pugni con le emozioni di quanti, nel corso dei decenni del secolo scorso, hanno lasciato la loro terra alla ricerca di fortuna e contribuendo con il loro lavoro allo sviluppo di varie regioni, anche dello stesso Lazio e della provincia di Roma. Arrivavano a Civitavecchia in nave, con le loro valigie cariche di pochi effetti personali e molte speranze. Scendevano la scaletta nell’area di quello che oggi è il vecchio porto, e per molti era anche la prima volta che attraversavano il mare. Le loro storie di sicuro non sono passate inosservate, se si era deciso di intitolare alla Sardegna, loro regione di provenienza, quel molo dove attraccavano le navi “Città di Nuoro”, “Città di Napoli”, “Caralis”, e successivamente quelle delle Ferrovie dello Stato.

Questo cambio di nome non è andato giù a molte persone, tante di quelle che erano sbarcate al “molo Sardegna”: un ricordo cancellato, un luogo che riportava alla memoria episodi belli e amari, perché emigrare negli anni Cinquanta e Sessanta spesso non era una scelta, e dove tante esistenze si incrociavano guardando a una nuova vita.

Neppure le associazioni sarde, i circoli sardi locali, nate in quel periodo proprio per far fronte a questo fenomeno migratorio in termini di aiuto e sostegno reciproci, si sono opposte come forse sarebbe stato opportuno fare. 

(Unioneonline)

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