"Boia chi molla!”. 

Il sindaco di Rieti Antonio Cicchetti finisce nella bufera per aver pronunciato la frase, palesemente fascista, nel corso di un comizio. 

Lui però,  70 anni, per tre mandati non consecutivi amministratore di Rieti, di Forza Italia ma con un passato da missino, si difende: “E’ un motto, radicato nella storia d'Italia, non un indizio di reato". Un invito, aggiunge, "a non desistere in campagna elettorale".

Pronunciarla "in un intervento nel quale si esorta a non desistere un attimo dal fare campagna elettorale, rappresenta la conclusione sintetica di un discorso e non è un invito alla sollevazione popolare o alla discriminazione di chicchessia".

"Io non sono neanche di Fratelli di Italia, sono di Forza Italia. Citavo i giovani di Reggio Calabria degli anni 70", dice riferendosi ai Moti di Reggio e al missino Ciccio Franco, esponente del sindacato CISNAL, che utilizzò lo slogan nei suoi comunicati. Cicchetti, già Fronte della Gioventù, ha militato nel Msi. E' stato eletto sindaco di Rieti nel 1984, nel 1988 e, per la terza volta, nel 2017. 

"La stupidità umana e la malevolenza interessata, associate alla carenza di argomenti politico-amministrativi di contrasto - prosegue Cicchetti - hanno creato un inesistente e deplorevole ‘caso’ destinato a determinare un clima da caccia alle streghe. Inutile, però, ad invalidare l'azione di chi dal 1975, con consenso popolare costante o crescente, partecipa alla vita pubblica cittadina e regionale e ha favorito da amministratore la tolleranza e il dialogo interreligioso".

"’Boia chi molla’ non è il grido di battaglia, ma il motto di un'ideologia sconfitta dalla storia da condannare senza ambiguità o fraintendimenti", è l’attacco della presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello

(Unioneonline/D)

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