«Nell'incontro avuto qualche giorno fa con il Santo Padre, nel congedarmi mi ha chiesto se avevo intenzione di essere presente alla Messa. Gli ho risposto che non avevo il coraggio di parteciparvi. È con sofferenza che così farò perché non vorrei oscurare lo splendore delle vostre porpore con la mia, macchiata da una pesante quanto ingiusta condanna». È un passaggio di una lettera indirizzata alla vigilia della scorsa Pasqua dal cardinale Angelo Becciu al decano del Collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, una missiva dove il prelato sardo, coinvolto nell’inchiesta sui fondi della Santa Sede, ribadisce la sua innocenza.

«Caro Confratello - scrive Becciu nella lettera, pubblicata dall’Ansa e inviata, oltre al decano, a tutti i membri del Collegio cardinalizio – ti scrivo alla vigilia del Giovedì Santo per parteciparTi una decisione che mi costa tanto ma che sento in coscienza di dovere assumere: non verrò in Basilica per la messa Crismale e festeggiare insieme, come sempre è stato, il nostro giorno sacerdotale! È la prima volta che ciò mi capita nei miei quasi 52 anni di sacerdozio, ma le condizioni esterne che si sono create mi inducono a questa sofferta decisione».

«Dopo il Giovedì Santo - continua Becciu - arriva il Venerdì Santo ed è alla luce di quel giorno che leggo la mia vicenda. Mi sento quasi un privilegiato nel ritrovarmi unito al Signore, il quale anche Lui sperimentò l'umiliazione dell'irrisione, del fallimento, della condanna senza vere motivazioni, l'annientamento totale della sua dignità di persona. Guardando a Lui e con la consapevolezza della mia coscienza pulita ho la forza di gridare che sono INNOCENTE, NON SONO UN CORROTTO. Finché avrò un alito di vita lo griderò a tutto il mondo, in tutte le sedi e con tutti i mezzi».

Ancora, «sono stato condannato - prosegue Becciu - per peculato e truffa, ma non è stata prodotta alcuna prova. Nei quasi quarant'anni in cui ho servito la Santa Sede - non solo da Sostituto - mai mi sono appropriato di un centesimo. Devo riconoscere che il Processo a cui sono stato sottoposto è stata una esperienza tremenda. Se poi aggiungo il peso della insistente gogna mediatica di dimensioni planetarie alla quale sono stato esposto con la mia famiglia ed ultimamente anche con il Vescovo della mia diocesi, la sofferenza è stata indicibile».

«Lo confesso - scrive ancora il cardinale di Pattada -, avrei desiderato la consolazione da parte di qualcuno dei Confratelli che a voce alta dicesse una semplice parola: basta! Purtroppo essa non c'è stata. Ho sempre però confidato sulla vostra preghiera silenziosa! Come ho detto al Papa nel recente incontro, la vicenda processuale ha rischiato di destabilizzarmi umanamente e moralmente. Apprendere nel Tribunale che taluni avevano tramato contro di me mi ha ferito profondamente! ... Sono stato investito in maniera cruda e violenta da accuse senza fondamento, malvage e intrise di odio, di pregiudizio, si sono riversati contro di me accusatori senza scrupoli che hanno giurato il falso sul Vangelo. L'accusa che più mi ha ferito è stata quella di aver disonorato la Santa Sede. No, non accetto un'accusa così falsa e ingiusta! Io ho dato la mia vita per la Santa Sede e ovunque sono stato ho ricevuto generosi riconoscimenti per il mio servizio disinteressato».

«Non so come questa vicenda processuale si concluderà - conclude Becciu -, ma sono sicuro che la verità prima o poi trionferà, può darsi anche dopo la mia morte, ma irromperà con tutta la sua forza. La Storia mi darà ragione: essa è dalla parte degli innocenti!».

(Unioneonline)

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