Arbitro sardo salva la vita a un motociclista col massaggio cardiaco: «Un’emozione che non si può spiegare»
Antonio Murgia, originario di Girasole, stava andando con altri due colleghi a Vorno, quando si è trovato sul luogo di un terribile incidentePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Salvare una vita, vedere qualcuno che passa da un arresto cardiaco a un respiro e poi a un movimento. «È un’emozione grandissima, non si può spiegare».
Antonio Murgia, 47 anni, è un sottufficiale della Marina originario di Girasole che vive in Toscana. Tra le sue più grandi passioni c’è lo sport: dal 1992 è arbitro e attualmente segue la terza categoria di calcio.
Dopo il diploma a Lanusei ha lasciato la Sardegna e si è arruolato. Alcuni periodi a La Maddalena e a Cala Mosca, poi il trasferimento alla base elicotteri di Sarzana.
Sabato scorso era in macchina con altri due colleghi sardi della sezione Aia di Pisa, Marco Argiolas (di Cagliari) e Stefano Dore (di Olbia), andavano allo stadio di Vorno (Lucca) per dirigere la partita fra la squadra di casa e gli sfidanti, la Folgore Segromigno.
Antonio è al volante, percorrono la San Giuliano-Lucca. A un certo punto vedono una persona a terra: «Un motociclista che si era scontrato con una macchina».
Qual è la scena che si trova davanti?
«Straziante, sangue ovunque. Chiedo subito a Stefano di avvisare il numero di emergenza che abbiamo noi arbitri. La moto da una parte, distrutta, dall’altra questo ragazzo, il casco rotto in più punti, e lui non respira. Sono un ex soccorritore volontario della Misericordia di Pisa, e in più per il mio lavoro seguiamo dei corsi appositi per le manovre di rianimazione e utilizzo del defibrillatore. La signora che guidava la macchina, invece, era sotto choc ma aveva solo un dolore a un polso per l’esplosione dell’airbag».
Antonio Murgia con i colleghi arbitri Marco Argiolas di Cagliari e Stefano Dore di Olbia (foto concessa)
Cosa succede subito dopo?
«Si avvicina una ragazza che si qualifica come medico, chiediamo di chiamare i soccorsi, intanto giriamo il motociclista per metterlo supino. Gli apriamo la tuta, comincio il massaggio cardiaco, anche in una posizione difficile perché l’asfalto era cosparso dai vetri. La dottoressa da una parte che tenta di capire se c’è battito, io continuo senza fermarmi. Si presenta un altro automobilista di passaggio, un cardiologo».
Segnali vitali?
«Dopo circa cinque minuti quel ragazzo sembra riprendere il respiro, muove un piede e fa un movimento come se volesse rialzarsi. Lo blocchiamo, gli spieghiamo che deve stare fermo. Poi arriva l’ambulanza della Misericordia di Pisa col medico, riconosco l’autista, chiedo se hanno bisogno di me. Stabilizzano il motociclista e vanno via a sirene spiegate».
È stato quello il momento più emozionante?
«Quando mi sono reso conto che l’aver agito subito, a sangue freddo, e nel modo giusto può aver contribuito a tenerlo in vita ho tirato un gran sospiro di sollievo. Probabilmente il fatto di avere un passato da soccorritore, unito alla razionalità e alla preparazione che devo avere sul lavoro e anche mentre faccio l’arbitro mi ha aiutato ad avere chiara la situazione e a non perdere il controllo».
Intanto al campo vi stavano aspettando?
«Sì, ma sapevano già tutto, e quando siamo arrivati ci hanno dato tutto il tempo per prepararci, c’è stata una grande collaborazione. Alla fine la partita è cominciata con soli 20 minuti di ritardo».
In famiglia cosa le hanno detto?
«“Bravo Murgia” è stato il commento della mia figlia più piccola, “ho un babbo eroe” quello della più grande. Ovviamente non sono un eroe, ma sono felice di aver potuto fare qualcosa per quel ragazzo».
E nel paese in cui vive?
«Ho incrociato tanti sorrisi in questi giorni, più del solito credo».
L’Associazione Italiana Arbitri le ha fatto pubblicamente i complimenti: sia il presidente Carlo Pacifici, sia il Comitato Nazionale, il presidente del CRA Toscana Tiziano Reni, e il presidente Aia sezione di Pisa, Maurizio Sisia.
«L’Aia è una realtà bellissima. Le partite che arbitro sono tutte importanti allo stesso modo per me, non importa quale categoria, quale campo, l’impegno è sempre al massimo».
È anche un tifoso?
«Del grande Cagliari, certo. E “babbo Ranieri” quest’anno ha fatto quasi un miracolo, anche i giocatori chiaramente. Ora resta da vedere chi arriverà sulla panchina rossoblù, seguirò tutto, come sempre».