Alessia Pifferi, la difesa: «Non voleva uccidere Diana, va assolta»
Ultime schermaglie del processo in Corte d’Assise: «Non dobbiamo dare giudizi morali, ma applicare la legge»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Alessia Pifferi va assolta. Lo ha chiesto nell’arringa la legale che difende la 37enne a processo per aver fatto morire di stenti la figlia Diana, di 18 mesi, lasciandola per sei giorni sola in casa nella sua abitazione in via Parea a Milano.
«Se dovessi togliermi il cencio nero dalle spalle, vi direi che Alessia Pifferi è un mostro. Ha fatto una cosa terribile, tremenda. Ma non stiamo dando giudizi morali, qui si tratta di applicare la legge. Chiedo la assoluzione: è evidente che non voleva uccidere la bambina e lo ha detto fin dall'inizio», ha detto l’avvocatessa Alessia Pontenani.
È l’atto finale del processo in Corte d’Assise a Milano. Oltre all’arringa della difesa, hanno parlato anche i legali delle parti civili.
«Ci troviamo di fronte a un caso agghiacciante, nel quale la responsabilità è chiara. In questo processo c'è soltanto una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell'omicidio della piccola Diana. Ha ucciso la propria figlia, lasciandola per sei giorni da sola senza acqua né cibo. Sapeva chiaramente che sarebbe morta», ha detto l’avvocato Emanuele De Mitri.
«Pifferi - ha aggiunto il legale - è stata una donna presuntuosa. Non ha chiesto aiuto alla famiglia, pur sapendo che la famiglia l'avrebbe aiutata, nascondendo cosa faceva. La mamma Maria e la sorella Viviana erano infatti le uniche che le hanno dato una mano. La madre ha cercato in tutti i modi di sostenere Alessia Pifferi. Nonostante i rapporti fossero tesi, Viviana ha visto la nascita di Diana come un miracolo. Mai avrebbero potuto pensare che Pifferi abbandonasse in quel modo la bambina».
Il legale ha chiesto risarcimenti da 200mila euro per la madre e da 150mila euro per la sorella, o una provvisionale da 100mila euro ciascuna.
(Unioneonline/L)