La mia assistita è invalida permanente al 40%, ha problemi fisici e psicologici e non può più fare la modella, il lavoro che faceva".

Lo ha dichiarato Luigi Liguori, legale della giovane che sarebbe stata violentata per ore nell’ottobre 2020 quando aveva 18 anni, nell'attico di lusso a due passi dal Duomo di Milano da Alberto Genovese

L’imprenditore è a processo in abbreviato per quegli abusi e pure per quelli nei confronti di un'altra ragazza, sempre stordita con un mix di droghe, nel luglio precedente in una villa a Ibiza. Alla prima aveva offerto 130mila euro, alla seconda 25mila, cifre che sono state rifiutate dalle parti civili. Secondo Liguori i danni provocati alla sua cliente sono quantificabili in un milione e mezzo di euro.

Il 27 giugno davanti al gup Chiara Valori sarà sentita una psicologa, consulente della difesa, poi ci sarà l'interrogatorio chiesto da Genovese e la sua ex fidanzata, imputata in concorso per le violenze nell'isola spagnola, renderà dichiarazioni spontanee. Il 7 luglio parola all'aggiunto Letizia Mannella e ai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini e ai legali di parte civile.

Il 18 luglio interverranno i difensori, i legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari. Il verdetto dovrebbe arrivare il 19 settembre. Per questo caso, ha spiegato ancora Liguori, "sono state svolte attività di indagini complete e la mia assistita ora aspetta l'esito del processo".

L'avvocato ha ribadito che dopo gli abusi ha dovuto rinunciare "ai lavori, ai contratti che non poteva più svolgere date le sue condizioni".

LA DIFESA: “INCAPACE DI INTENDERE E DI VOLERE” – La "capacità di intendere e di volere" di Alberto Genovese, era "al momento dei fatti quantomeno grandemente scemata", anche perché "l'alterazione cognitiva dovuta all'abuso" di droghe gli ha "impedito" di "discernere pienamente i confini tra il consenso iniziale della ragazza", la 18enne che subì abusi a Terrazza Sentimento, e "il successivo venir meno del consenso" e non ha saputo "comprendere quando fosse il momento opportuno di fermarsi".

Lo scrivono i consulenti della difesa (i professori Pietrini e Sartori) in una relazione depositata al giudice. In una relazione tecnica di 36 pagine i due esperti, consulenti dei legali Luigi Isolabella e Davide Ferrari, scrivono che Genovese aveva, a causa dell'intossicazione cronica da stupefacenti, uno stato mentale "patologico" e "caratterizzato da importanti compromissioni cognitive". E quella sera dell'ottobre 2020 non fu in grado di "discernere" il consenso iniziale dato dalla ragazza "nel voler avere rapporti sessuali in quelle condizioni e assumere ketamina e il successivo venir meno del consenso". Il quadro clinico, si legge ancora, "all'epoca dei fatti era caratterizzato da un disturbo cronico" per abuso di droghe, ma anche dipendenza da alcol, unito ad un "disturbo psicotico secondario all'uso di sostanze", oltre ad un altro di personalità con tratti "istrionici, narcisistici e ossessivo compulsivi".

Un "circolo vizioso" che ha portato ad uno "scompenso dell'equilibrio psichico" dell'imprenditore. Effetti ci sono stati anche sulla "sua attività lavorativa", scrivono ancora i consulenti, che "di fatto, dopo il 2016, si è ridotta fino a sostanzialmente azzerarsi". Tra l'altro, i due professori segnalano pure che l'uso "abnorme" di sostanze gli avrebbe causato "l'insorgenza di una atrofia cerebrale". E uno "scadimento cognitivo", tanto che i suoi livelli cognitivi che erano superiori "alla media" adesso rientrano nel "range di normalità". Ora, inserito da mesi in una comunità di recupero ai domiciliari dove si sta disintossicando, "risulta essere una persona prudente e priva di pericolosità sociale". E ha adesso una "volontà di riscatto sociale": vuole occupare il suo tempo al "placement lavorativo dei pazienti ex-tossicodipendenti".

(Unioneonline/D)

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