Dopo una lunga malattia è morto a Milano all'età di 56 anni Angelo Chessa, primario di ortopedia e figlio di Ugo, comandante del traghetto Moby Prince andato a fuoco al largo di Livorno nel 1991 dopo essere entrato in collisione con la petroliera Agip Abruzzo.

Insieme al fratello Luchino, Angelo ha combattuto per anni, attraverso un comitato, in Parlamento e nelle aule dei tribunali per fare luce sulla tragedia che costò la vita a 140 persone con un solo superstite: Alessio Bertrand, mozzo del traghetto che era partito alle 22 in direzione Olbia.

"Una persona speciale, una vera forza. Porteremo avanti questa battaglia sino alla fine anche nel suo ricordo", dice all'Ansa Luchino, dirigente medico dell'Aou di Cagliari.
Nel disastro Luchino e Angelo Chessa persero anche la madre, Maria Giulia Ghezzano. Con il coinvolgimento degli altri parenti delle vittime, i due fratelli si sono messi in prima fila per capire che cosa fosse accaduto davvero quella notte. Per "anni – le parole del sindaco di Livorno Luca Salvetti –  insieme al fratello Luchino si era battuto per individuare la verità sul rogo del Moby Prince avvenuto la notte del 10 aprile 1991 davanti al porto di Livorno, e per tenere alta la reputazione del padre. Insieme alle associazioni ha dato un contributo fondamentale per riaprire le inchieste e attivare le commissioni parlamentari che devono fare luce sulla tragedia e sulle tante lacune emerse nella ricostruzione dell'incidente e sugli interrogativi aperti. La scomparsa di Angelo Chessa sarà un ulteriore stimolo per l'Amministrazione per non dimenticare, né ora né mai e per stare al fianco dei familiari delle vittime del Moby nell'inseguire giustizia e verità". 

Fondamentale nella ricerca di questa verità il lavoro di una commissione parlamentare, presieduta dal senatore sardo Silvio Lai: lo scontro, è emerso, non era stato causato dalla nebbia o dall'imprudenza di un comandante. Ora c'è un'altra commissione di inchiesta in corso.

(Unioneonline/D)

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