Ci sono luoghi in Italia che finiscono per esistere più nei telegiornali che sulle carte geografiche. Garlasco è uno di questi. Da diciotto anni si trova imprigionato in una narrativa altrui, tra ricostruzioni, plastici, silenzi e presenze. E adesso che l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi è stata riaperta, anche la geografia si piega al peso della memoria.

Le strade che portano alla villetta di via Giovanni Pascoli non sono più accessibili ai curiosi. Non a chi non ci vive.

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Un’ordinanza firmata dal sindaco Simone Molinari ha imposto, dallo scorso maggio, la chiusura temporanea della via in cui Chiara fu uccisa quel 13 agosto 2007 e dove ancora oggi vivono i genitori, Giuseppe e Rita. Anche via Antonio Canova, dove risiede la famiglia di Andrea Sempio, oggi nuovo indagato, è stata chiusa.

Garlasco, via Pascoli
Garlasco, via Pascoli
Garlasco, via Pascoli

«Fino a nuovo ordine», si legge nel provvedimento: un tempo sospeso, come la verità che da anni cerca chi non crede nella colpevolezza di Alberto Stasi, che in carcere sta scontando una pena di 16 anni per l’omicidio di quella che all’epoca era la sua fidanzata.

Alla base della decisione, motivi di ordine pubblico e sicurezza. Ma a raccontare davvero il perché della chiusura della strada è quella transenna piazzata all’incrocio con via Pavia: un confine fisico, ma anche simbolico. Perché il flusso è costante, inarrestabile.

Giornalisti, fotografi, operatori, passanti. E poi “loro”, i visitatori senza titolo: quelli che non hanno niente da dire, ma vogliono vedere.

«Alcune zone della cittadina – si legge nel documento – risentono particolarmente di una situazione di affollamento che non consente il transito in sicurezza e la tranquillità domestica dei residenti».

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È un modo formale per dire che la cittadina è stanca di tutta questa attenzione. Che forse anche la soglia tra cronaca e spettacolo è stata oltrepassata da tempo. E mentre le telecamere aspettano una svolta, i residenti chiedono solo che le loro strade tornino ad appartenere al presente. E non a quel giorno di agosto che continua a non finire.

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