Nuovi sviluppi in quella sorta di “braccio di ferro” che si è innescato in questi ultimi giorni tra la famiglia di Emanuela Orlandi e la Santa Sede, dopo il colloquio tra Pietro Orlandi, fratello della giovane scomparsa in circostanze misteriose nel 1983, con il promotore di Giustizia vaticano Alessandro Diddi e dopo le dichiarazioni dello stesso Pietro a “DiMartedì” che hanno chiamato in causa papa Giovanni Paolo II

Riferisce il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni: «Il promotore di Giustizia Alessandro Diddi, insieme al promotore applicato, prof. Gianluca Peroni, ha ricevuto l'avvocato Laura Sgrò, come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell'ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche perché fornisse quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi. L'avvocato Sgrò ha opposto il segreto professionale». 

Niente nomi e niente dettagli, dunque, da parte della legale del fratello di Emanuela a proposito delle accuse del suo assistito a Wojtyla. 

Un silenzio così motivato dalla stessa Sgrò: «La mia richiesta di incontrare Diddi, a gennaio, subito dopo la notizia dell'apertura dell'inchiesta, era chiaramente finalizzata a un incontro tra il Promotore e Pietro, non certo a una mia volontà di deporre, in quanto tenuta al segreto professionale».

«Ho chiarito l'equivoco e l'ho messo a verbale», ha spiegato ai giornalisti l'avvocata. Aggiungendo: «La mia mail è dell'11 gennaio. Nulla c'entra con il volere specificare elementi forniti da Pietro».

(Unioneonline/l.f.)

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