Difficilmente i partiti indipendentisti o federalisti "giureranno" sulla Costituzione della repubblica di Sardegna scritta da presidente e segretario del Partito dei sardi, Paolo Maninchedda e Franciscu Sedda. Di certo se ne può parlare, perché il dibattito, anche solo su ciò che potrebbe essere la nazione sarda, va bene: ma sono tante le perplessità e anche le critiche sull'azione di propaganda, con la forte convinzione che prima di avere una Costituzione di uno stato che non esiste, sarebbe meglio intervenire sullo Statuto.

SARDISTI - "Una riflessione stimolante sul piano culturale", dice il segretario del Psd'Az, Christian Solinas, "che sconta, però, tre limiti politici rilevanti". I sardisti hanno "indicato la via dell'Assemblea Costituente per ridisegnare la propria legge fondamentale", sottolinea il segretario. La lacuna è "non dichiarare contestualmente quale sia il percorso istituzionale per giungere alla creazione dello stato".

Solinas chiede dove fossero i "novelli costituenti del partito di lotta e di governo mentre la Giunta regionale supina al governo sottoscriveva la scellerata rinuncia alle entrate, lasciava falcidiare sanità, istruzione e zone interne con tagli e chiusure di servizi".

GRANDE ASSENTE - "Senza i quattro mori non esiste nessuna Costituzione". Bustianu Cumpostu , leader di Sardigna natzione, considera questa lacuna un peccato originale. Inoltre è convinto che "nessuno si possa sostituire a un'assemblea costituente. Dunque è un documento senza valore".

"PROPAGANDA" - Il segretario di Liberu, Pier Franco Devias , non ha dubbi: "È un'operazione di propaganda. Le costituzioni si scrivono per ordinare la vita di un popolo, quando esiste il potere politico per farlo e non quando si è sotto scacco da parte di chi occupa il nostro territorio".

Il presidente di Fortza Paris Gianfranco Scalas sposa la tesi della "mossa per attirare l'attenzione".

IL DIBATTITO - La suggestione di una nazione sarda può servire a portare il dibattito a un livello superiore. Per questo motivo non tutti bocciano la proposta. Il segretario di Progres, Gianluca Collu , riflette: "In linea di principio non sono contrario all'elaborazione di documenti di questo tipo. Sono utili quantomeno a ragionare sulla nazione sarda". D'accordo anche Efisio Arbau , leader della Base, che parla di "buon esercizio politico" quando un partito "decide di mettere nero su bianco le regole di un ipotetico stato sardo".

LO STATUTO - Prima di scrivere una carta dei diritti fondamentali e dei doveri, però, molti preferiscono puntare a una revisione dello Statuto sardo. "È la carta che regola i rapporti con lo Stato", spiega Collu, "abbiamo lanciato quest'idea come primo passo importante".

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