In certi ambienti bastava farsi vedere con Nicolò Cossu o ostentare l’amicizia con lui per avere una marcia in più. Atteggiamenti che, secondo gli inquirenti, testimoniano «la forza di intimidazione del gruppo criminale». Ne avrebbe dato prova in più occasioni il primario della Terapia del dolore dell’ospedale Marino, Tomaso Cocco.

È lui a suggerire al chirurgo Giovanni Gusai (in procinto di assumere il ruolo di primario all’ospedale di Lanusei) di avvisare Nicolò Cossu. «Quando sei sicuro di andare là, avvisa Nicolò. L’ambiente là è pesantuccio, ma quando sanno che sei amico suo, migliore di te non ce n’è… Funziona così».

Qualche tempo dopo da una conversazione di Cocco con un anestesista di Lanusei, Giacinto Staffa, emergono altri elementi: si parlava del cambio di atteggiamento di una collega con cui Cocco aveva avuto uno screzio. «Adesso è gentile perché ha paura, capito? Questa gente bisogna sbloccarla tramite amicizie, sapere chi conosci, chi non conosci». E Staffa: «Esatto... glielo devi dire con un messaggio che non si capisce, che però li faccia riflettere». Cocco: «Sì, bravo... Uno stile mafioso... Stile mafioso, come faccio io». Il primario inoltre, come emerge dall’ordinanza, in una chiacchierata con Gusai insiste sulla forza del gruppo. «La verità è che siamo un bel gruppetto... Un ambiente frammisto, passi dall’assessore, passi dal consigliere».

Agli “spuntini”, definiti dal gip «occasione privilegiata per allargare la rete istituzionale e soprattutto per discutere, in condizioni di assoluta riservatezza, degli obiettivi d'azione e delle strategie del gruppo», partecipavano molte persone di varia provenienza.

Tutti erano a conoscenza dell’importanza di tali momenti. E i temi trattati, come dice il medico Tomaso Cocco all'ex assessora Gabriella Murgia, in una telefonata intercettata, erano importanti per conoscere «gente di spessore».

Gli investigatori hanno documentato la presenza di personaggi di diverso tipo (alcuni finiti nell'elenco degli indagati, altri estranei alle accuse): primari di ospedali, avvocati, scrittori, rappresentanti di enti, consiglieri regionali, impiegati in vari uffici (anche nel Palazzo di Giustizia), professori universitari, guardie giurate e anche un frate, come accertato in almeno due "spuntini". 

GLI INTERROGATORI

Oggi proseguono gli interrogatori del giudice ai 31 arrestati: tocca ad Alessandro Arca, Vincenzo Deidda, Giovanni Mercurio, Antonio Giuseppe Mesina, Tomaso Cocco e i presunti capibanda Nicolò Cossu e Tonino Crissantu.

Scontato che molti difensori consiglieranno ai propri assistiti di non rispondere alle domande prima di aver letto tutte le 407 pagine dell’ordinanza. Lunedì e mercoledì saranno interrogati gli altri 18 finiti ai domiciliari. 

Tutti i dettagli negli articoli di Valeria Pinna e Matteo Vercelli su L’Unione Sarda in edicola e sull’edizione digitale

© Riproduzione riservata