Sulcis, la rabbia dei ventimila"Il territorio non chiuderà"
I lavoratori del Sulcis-Iglesiente chiedono un nuovo modello di sviluppo per il territorio. In sciopero non solo gli operai delle industrie in crisi Eurallumina, Portovesme Srl, Alcoa e Rockwool, ma anche i lavoratori della Carbosulcis, delle imprese d'appalto, i commercianti e gli agricoltori della Coldiretti.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un'intera città "chiusa per sciopero" ha accolto 20 mila persone (15mila per la Questura)
che hanno manifestato per le vie di Carbonia, esprimendo la solidarietà ai 900 lavoratori dell'Eurallumina che "non si chiude", come è stato scandito lungo il corteo. Nel giorno dello sciopero generale di 24 ore di tutto il Sulcis-Iglesiente, indetto da Cgil, Cisl e Uil, il segnale che è arrivato da piazza Roma, dove si è chiusa la manifestazione, è quello di un malessere diffuso che non riguarda solo l'industria in senso stretto. Ecco perché accanto agli operai delle fabbriche in crisi - Eurallumina, Portovesme Srl, Alcoa e Rockwool - sono scesi in piazza anche i lavoratori della Carbosulcis, delle imprese d'appalto, i commercianti che hanno abbassato le saracinesche, gli agricoltori con trattori e bandiere della Coldiretti e semplici cittadini: tutti a chiedere un nuovo modello di sviluppo per il territorio.
APPELLO ALLA REGIONE E AL GOVERNO. Cgil, Cisl e Uil inizieranno dalla prossima settimana il pressing sulla Giunta regionale perché intervenga con misure straordinarie a sostegno del lavoro e per maggiori tutele sociali da inserire nella Finanziaria 2009. Dal canto loro i 23 sindaci della provincia si preparano a una nuova "missione" a Roma. "Questa non è una giornata di lotta di disperati - ha detto nel comizio finale il portavoce Salvatore Cherchi, sindaco di Carbonia - ma vogliamo evitare che la crisi si scarichi sul settore produttivo che conta già 1.500 lavoratori in cassa integrazione". Cherchi, a nome di tutto il Sulcis, ha chiesto alla Regione e al Governo di fare ciascuno la propria parte ed ha ammonito: "non deve passare l'idea che non si può far nulla per Eurallumina perché il padrone è lontano, perché allora lo stesso ragionamento si farà per Alcoa e per le altre aziende controllate da multinazionali". Dalla piazza gremita di gente - "come non si vedeva dal 1948" - è arrivata anche la richiesta che nel protocollo d'intesa per Eurallumina, che il Governo sta predisponendo, ci siano tempi certi, risorse adeguate, piani di sviluppo e non solo ammortizzatori sociali. Quindi un appello accorato al territorio per "non arrendersi e non rassegnarsi: una battaglia è stata aperta ma ce ne sono altre da combattere".