La Corte di Cassazione ha riconosciuto il nesso causale tra l'uranio impoverito e la morte di Salvatore Vacca, fante del 151 reggimento della Brigata Sassari, deceduto nel settembre 1999 per una leucemia, quando aveva appena 23 anni.

Si tratta di una sentenza storica, per la prima volta in Italia i supremi giudici riconoscono il nesso tra uranio impoverito e tumori e le colpe del ministero della Difesa nell'aver ignorato i pericoli.

La terza sezione civile della Suprema Corte ha condannato il ministero della Difesa per "condotta omissiva".

Il dicastero di via XX Settembre non ha protetto adeguatamente il caporalmaggiore Vacca, originario di Nuxis, mentre quest'ultimo partecipava a una missione in Bosnia con la Brigata Sassari.

Salvatore Vacca ha prestato servizio in Bosnia tra novembre 1998 e aprile 1999: pilotando mezzi cingolati ha inalato particelle tossiche prodotte dall'esplosione di proiettili all'uranio impoverito, che hanno portato rapidamente alla sua malattia e quindi alla morte.

Nella sua attività il caporalmaggiore ha trasportato materiale che andava considerato ad alto rischio di inquinamento.

Salvatore Vacca (Archivio Unione Sarda)
Salvatore Vacca (Archivio Unione Sarda)
Salvatore Vacca (Archivio Unione Sarda)

Sia Tribunale che Corte d'Appello hanno ritenuto il ministero responsabile di non aver adottato misure di prevenzione e sicurezza idonee a ridurre al minimo i rischi per la salute dei soldati.

La Cassazione ha rigettato due motivi del ricorso avanzato dal ministero contro la decisione della Corte d'appello di Roma, e ha accolto solo il terzo, quello in merito al risarcimento alla famiglia del militare sardo, che va ricalcolato dalla Corte d'Appello.

"Riconosciuto il nesso causale tra uranio impoverito e patologie tumorali e riconosciuta la colpa dell'Amministrazione della Difesa nell'aver ignorato i pericoli nell'esporre i nostri militari su teatri operativi in cui vi era stato l'utilizzo di munizionamento all'uranio impoverito", è il commento di Domenico Leggiero, dell'Osservatorio Militare.

(Unioneonline/L)
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